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Esteri

L’11 settembre 2001 il mondo cambiò per sempre, Claudio Pagliara (Iic): “New York è il 12 settembre, è la dimostrazione che il terrorismo non può mai vincere”

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Francesco Ferrigno

A 24 anni dall’11 settembre 2001, quando il mondo intero conobbe l’orrore del terrorismo e non fu più lo stesso. Il racconto e le riflessioni del giornalista Claudio Pagliara, oggi direttore dell’Icc di New York.

“Per gli americani, per i newyorkesi e per il mondo intero è importante riconoscere che il terrorismo ha perso la sua più grande sfida, quella dell’11 settembre 2001. A 24 anni da quel giorno, New York è la dimostrazione che il terrorismo non può vincere”.

A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Claudio Pagliara, storico corrispondente Rai dagli Stati Uniti, oggi direttore dell’Istituto italiano di cultura (Iic) di New York, nominato dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Sono trascorsi 24 anni da quando diciannove militanti dell’organizzazione terroristica al-Qaeda dirottarono quattro voli commerciali diretti a Boston, Newark e Washington.

L’11 settembre 2001 il mondo cambiò per sempre, Claudio Pagliara (Iic): “New York è il 12 settembre, è la dimostrazione che il terrorismo non può mai vincere” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Alle ore 8 e 46 il volo American Airlines 11 colpì la Torre nord del World trade center a New York. 17 minuti dopo, lo United Airlines 175 colpì la Torre sud. Alle 9 e 37 il volo American Airlines 77 si schiantò sul Pentagono. Il quarto aereo, lo United 93, si schiantò in Pennsylvania dopo che i passeggeri si ribellarono ai dirottatori. Le Torri gemelle crollarono in circa due ore. Il bilancio complessivo fu di 2.977 morti. Per New York, gli Stati Uniti, l’occidente e il mondo intero nulla fu più come prima.

Ciò che resta dell’11 settembre 2001 – ci ha detto Claudio Pagliara – si può chiaramente percepire recandosi al Museo e Memoriale che si trovano esattamente nell’area di Ground Zero. Lì c’è New York, c’è l’America del giorno in cui è stata colpita da al-Qaeda. Una ricostruzione meticolosa con voci e immagini. Poi si scende nelle fondamenta di quelle che erano le Torri gemelle, e si vede ciò che resta delle poche lamiere contorte. Due piscine ricordano i nomi delle 3.000 vittime. E lì c’è anche quello che accadde il 12 settembre”.

9/11, Ground Zero, la Freedom tower e il Memorial

Ground Zero a New York rappresenta il punto esatto dell’impatto degli attentati dell’11 settembre 2001, il 9/11 per gli americani, nell’area del World trade center a Lower Manhattan. Qui sorgeva il complesso inaugurato negli anni ’70 composto da sette edifici. Le Twin towers erano un simbolo di New York e della sua potenza economica. Cinque anni dopo gli attentati è cominciata la ricostruzione.

Nel 2014 è stato inaugurato il nuovo complesso che ospita la Freedom tower o One world trade center, ad oggi il grattacielo più alto degli Usa con i suoi 541 metri. A poca distanza c’è il National September 11 Memorial & Museum, inaugurato nel 2011. Due grandi vasche commemorative con cascate, costruite sulle impronte delle Torri, riportano incisi i nomi delle vittime. Il museo sotterraneo racconta gli eventi dell’11 settembre con reperti, testimonianze e ricostruzioni storiche.

9/11, Ground Zero, la Freedom tower e il Memorial (ANSA FOTO) – Notizie.com

Per gli americani, per i newyorkesi e per il mondo intero è importante riconoscere che il terrorismo perse la sua più grande sfida, quella dell’11 settembre. – ha continuato il direttore dell’Icc – Perché New York, l’America, il mondo intero reagirono con un afflato, con una solidarietà, con una condanna unanime di quanto accaduto che nella storia ha pochi se non nessun parallelo.

Il mondo si è stretto, New York ha reagito dal giorno seguente con la solidarietà, con migliaia di persone che si sono rimboccate le maniche prima per trovare sopravvissuti, poi per ricostruire. E adesso Ground Zero è un luogo dal quale New York ha trovato la sua rinascita con mille attività commerciali, edilizie, museali. A 24 anni dall’11 settembre 2001 New York dimostra che il terrorismo non può vincere”.

Neptune Spear, l’uccisione di Osama bin Laden

Le indagini su quanto accaduto si conclusero rapidamente. Al-Qaeda fu ritenuta responsabile degli attacchi, portati avanti anche con il supporto logistico e formativo di nazioni estere. L’organizzazione era guidata da Osama bin Laden, fondatore di al-Qaeda e mente degli attentati. Bin Laden fu ucciso il 2 maggio 2011, dieci anni dopo i fatti di New York, nel corso dell’operazione segreta dei Navy Seal, una unità d’élite delle forze speciali della Marina militare statunitense, denominata Neptune Spear. Ovvero Lancia di Nettuno, il simbolo sul logo dei Navy Seal.

Neptune Spear fu voluta dall’allora presidente Barack Obama che la sera del 2 maggio 2011 annunciò: “Sono passati quasi dieci anni da quando una luminosa giornata di settembre è stata oscurata dal peggior attacco al popolo americano della nostra storia. Le immagini dell’11 settembre sono impresse nella nostra memoria nazionale. (…) Ma le immagini peggiori sono quelle che il mondo non ha mai visto. Il posto vuoto a tavola. Bambini costretti a crescere senza la madre o il padre. Genitori che non avrebbero mai conosciuto l’emozione dell’abbraccio dei loro figli. L’11 settembre 2001, nel momento del dolore, il popolo americano si è unito“.

Nonostante la lotta al terrorismo, dopo l’11 settembre è cambiata la percezione della libertà e della sicurezza. Anche New York è una città più protetta ma meno libera? “Tutte le nostre vite sono cambiate, non solo quelle dei cittadini di New York. – ha continuato Claudio Pagliara – Prima si andava all’aeroporto e ci si imbarcava senza meticolosi controlli di sicurezza. L’aviazione civile ha dovuto reagire all’inimmaginabile. Nessuno aveva mai osato pensare che un aereo civile potesse essere usato come una bomba. Da allora tutte le nostre vite sono cambiate. È stato uno spartiacque.

Ci si è resi conto che la sicurezza non è scontata, che c’è un male assoluto che persegue un progetto di morte antitetico ai nostri valori, verso il quale bisogna proteggersi. Ma l’11 settembre credevamo anche che non saremmo mai più tornati a volare. Eppure i dati sul traffico aereo che continua a crescere. Anche questo ci dimostra che il terrorismo ha perso la sfida”.

Pagliara (Iic) in esclusiva per Notizie.com: “La democrazia non è esportabile, quell’idea è tramontata”

Subito dopo gli attentanti gli Stati Uniti invocarono l’articolo 5 del trattato Nato riguardante l’auto-difesa collettiva. Gli Usa guidarono una coalizione per rovesciare il regime talebano, che proteggeva al-Qaeda. La vasta campagna militare e politica mirava a combattere al-Qaeda, i talebani e poi l’Isis, e culminò con le guerre in Afghanistan e Iraq. Il terrorismo ha poi assunto forme diverse e ancora oggi i conflitti globali, dall’Ucraina al Medio Oriente, riconducono a quell’idea di fragilità e vulnerabilità. C’è un filo diretto tra l’11 settembre 2001 e le tensioni geopolitiche che viviamo oggi?

L’11 settembre è stato anche in questo senso uno spartiacque. – ha sottolineato lo storico corrispondente Rai – Ha dato vita, come sappiamo, a una guerra in Afghanistan, inizialmente con l’obiettivo di eliminare le basi dei terroristi. Poi l’obiettivo è stato allargato per riportare la democrazia in quel Paese. Successivamente è stata la volta dell’Iraq. Tutte quelle guerre sono stato un grande fallimento. A Kabul ci sono i talebani, l’Iraq è ripiombato in un caos indescrivibile. La lezione da trarre è che la democrazia non è esportabile, e quell’idea oggi è definitivamente tramontata”.

Pagliara (Iic) in esclusiva per Notizie.com: “La democrazia non è esportabile, quell’idea è tramontata” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Claudio Pagliara guida dal febbraio 2025 l’Istituto italiano di cultura di New York. Fondato nel 1961, è sotto la guida della Farnesina. Ma in che modo la cultura, l’arte e il dialogo internazionale possono rappresentare una risposta al terrorismo e alla paura. Come si possono costruire ponti in tempi di divisione?

La cultura è proprio per sua definizione, nelle sue accezioni più ampie possibili, un ponte che unisce. – ha concluso il direttore – Sotto la mia guida l’Istituto italiano di cultura quest’anno celebra i 250 anni di amicizia tra Stati Uniti e Italia. Se guardiamo alla storia dei due Paesi, scopriamo che sin dalla scrittura della Costituzione americana, un italiano, Filippo Mazzei, amico di Thomas Jefferson, ha contribuito a scrivere la Costituzione. La cultura è un ponte e noi la valorizzeremo proprio in questo senso”.

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Francesco Ferrigno