Il volo Boeing 787 della Dreamliner Air India è precipitato il 12 giugno scorso subito dopo il decollo. Sulle cause dello schianto aleggia il mistero, ma i risultati delle prime indagini stanno consegnando al mondo un quadro sconvolgente.
Il 12 giugno 2025 le immagini del disastro del Boeing 787 della Dreamliner Air India hanno fatto il giro del mondo. Nella tragedia sono morte 260 persone, tra cui tutte quelle a bordo del velivolo tranne una, salvatosi miracolosamente nell’incidente aereo.
Poco dopo lo schianto, avvenuto subito dopo il decollo dall’aeroporto di Ahmedabad in India, sono partite le indagini per chiarire cosa fosse successo al velivolo. L’aereo, bisogna ricordarlo, è precipitato su un ostello per studenti di medicina poco dopo essersi sollevato da terra. Il velivolo, come ben osservabile anche dalle immagini circolate, ha improvvisamente perso quota come se non avesse più spinta. Come sei i motori fossero spenti.
L’ipotesi più accreditata era quella del guasto, almeno fino a poche ore fa. Gli investigatori, infatti, analizzando i resti dell’aereo e la scatola nera hanno scoperto che gli interruttori che controllano il flusso di carburante ai due motori erano spenti. È questo che ha provocato la perdita di quota. L’interrogativo seguente è inquietante: quegli interruttori erano spenti per un guasto, una disattenzione, un errore da parte dei piloti? Oppure sono stati spenti volontariamente?
Gli interruttori del carburante sono normalmente mantenuti aperti per tutto il volo. I piloti li usano per avviare i motori, spegnerli o ripristinarli in caso emergenze. Il fatto che gli interruttori fossero disattivati potrebbe anche spiegare perché fosse entrato in funzione il generatore di energia di emergenza dell’aeromobile, la turbina ad aria Rat. Quest’ultimo è un piccolo generatore eolico che fornisce energia elettrica e idraulica essenziale durante le emergenze.
Il fatto che si sia attivato suggerisce una completa perdita di potenza del motore nei momenti precedenti l’incidente. Tra le vittime il comandante dell’aereo, Sumeet Sabharwal, che aveva alle spalle oltre 10mila ore di volo con aerei a fusoliera larga, mentre il suo co-pilota, Clive Kunder, ne aveva oltre 3400. L’aereo era decollato dall’aeroporto internazionale Sardar Vallabhbhai Patel di Ahmedabad. Aereo che, stando a quanto sta emergendo, non aveva alcun problema.
Nei giorni scorsi i medici legali hanno identificato tutte le 260 vittime dell’incidente. Già nel rapporto preliminare sulle cause del disastro, affidato agli esperti del Dipartimento indiano di inchiesta sugli incidenti aerei, erano stati esclusi problemi meccanici o di costruzione del Boeing 787 o dei suoi motori.
A seguito delle analisi effettuate, gli esperti hanno escluso anche ogni possibile contaminazione da carburante o problemi legati alla presunta errata posizione delle alette nella fase del decollo, indicata ripetutamente, nei primi tempi, come possibile causa dello schianto.