Il rischio per la Coppa del Mondo Fifa 2026 è concreto: sugli spalti potrebbe non esserci nessuno, o quasi, ad assistere alle partite.
O almeno a quelle delle rappresentanze di numerosi Paesi asiatici o africani che si terranno negli Stati Uniti. E che tanto, nelle passate edizioni, ci hanno abituato ad un tifo sfrenato, rumoroso e colorato.
Il motivo è da ricercarsi nell’intensificazione delle misure di controllo dell’immigrazione attuate in queste settimane dall’amministrazione del presidente Usa Donald Trump. Dalla stretta sulle frontiere sarebbero ovviamente esentati atleti, allenatori e staff delle squadre nazionali. Ma la stessa esenzione potrebbe non valere per i tifosi al seguito. L’allarme è stato lanciato in queste ore dall’organizzazione internazionale Human rights watch.
Quest’ultima ha inviato, a nome di altre 90 organizzazioni, una lunga lettera al presidente della Fifa Gianni Infantino, che sottolinea la “profonda preoccupazione per le attuali politiche sull’immigrazione e le misure di controllo negli Stati Uniti e il loro impatto sulla Coppa del Mondo maschile 2026”. Bisogna ricordare che l’evento si terrà il prossimo anno negli stadi di Stati Uniti, Canada e Messico.
Sono attese oltre due milioni e mezzo di persone in totale, che dovranno però fare i conti con le politiche di Donald Trump. Il tycoon ha recentemente firmato un ordine esecutivo che limita l’ingresso negli Usa a cittadini provenienti da dodici Paesi. E l’elenco potrebbe arrivare a quarantotto nei prossimi mesi. Si tratta perlopiù di nazioni africane come la Repubblica del Congo, la Somalia e la Libia, ma anche del Medio Oriente come Afghanistan, Iran e Yemen.
L’elenco completo dei Paesi che parteciperanno alla competizione sarà ufficiale solo alla fine delle qualificazioni nei prossimi mesi, ma in tempi di guerre e di caos geopolitico, anche il mondo del calcio subisce le conseguenze del clima di tensione internazionale. Hrw ha quindi sollecitato la Fifa ad intervenire. Specificando ad Infantino che “il successo di eventi internazionali come la Coppa del Mondo non dipende solo dalle infrastrutture e dalla logistica, ma anche dallo spirito di apertura e sicurezza esteso a tutti coloro che vi partecipano e assistono“.
“Persone di tutte le nazionalità – si legge nella missiva – dovrebbero poter viaggiare negli Stati Uniti senza timore di diniego arbitrario di ingresso, detenzione arbitraria o deportazione senza un giusto processo. I cittadini degli Stati Uniti dovrebbero poter esercitare il loro diritto alla libertà di espressione senza timore di detenzione arbitraria ed espulsione“.
Quindi “se la Fifa continua a rimanere in silenzio, non solo milioni di persone saranno messe a rischio, ma il marchio Fifa verrà anche utilizzato come strumento di pubbliche relazioni per insabbiare la reputazione di un governo sempre più autoritario”. Infantino ha risposto alle sollecitazioni. Ha affermato che “se la Fifa dovesse venire a conoscenza di potenziali impatti negativi sui diritti umani si impegna a contattare le autorità competenti“.