Notte+fonda+per+il+mercato+auto%2C+stop+ai+capri+espiatori+elettrico+e+Cina%3A+%26%238220%3BItalia+indietro+e+incentivi+schizofrenici.+L%26%238217%3Busato%3F+%C3%88+usatissimo%26%238221%3B
notiziecom
/2025/07/02/notte-fonda-per-il-mercato-auto-stop-ai-capri-espiatori-elettrico-e-cina-italia-indietro-e-incentivi-schizofrenici-lusato-e-usatissimo/amp/

Notte fonda per il mercato auto, stop ai capri espiatori elettrico e Cina: “Italia indietro e incentivi schizofrenici. L’usato? È usatissimo”

Published by
Francesco Ferrigno

“La verità è che l’Italia è molto indietro, ma ‘conviene’ affermare che la colpa sia dell’Europa e dei cinesi. La crisi dell’auto viene da lontano. Nel 2005 non c’erano né Green deal né concorrenza asiatica. Eppure già producevamo 450mila vetture in meno rispetto al 2000”.

Il mercato dell’auto ha avuto un crollo del 17,4% nel mese di giugno, che si è trascinato dietro tutto il semestre in un meno 3,6%. I primi cinque mesi dell’anno hanno rappresentato una stagnazione continua: di fatto era un mercato fermo. Poi a giugno sono mancate 28mila unità.

Notte fonda per il mercato auto, stop ai capri espiatori elettrico e Cina: “Italia indietro e incentivi schizofrenici. L’usato? È usatissimo” – Notizie.com

I dati provengono dall’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri. Con il direttore generale dell’Unrae Andrea Cardinali abbiamo provato a fare il punto della situazione.

Giugno ‘24 era stato piuttosto frizzante. – ha spiegato Cardinali, in esclusiva per Notizie.com – Si veniva da una lunga attesa degli incentivi. La piattaforma fu accesa il 3 giugno e ci fu il famoso click day durante il quale si bruciarono tutti i fondi per le elettriche, 200 milioni, in nove ore. Attenzione però: quelli furono gli ordinativi, non fu targato tutto a giugno. Fu comunque un ottimo mese ma se è vero che siamo sotto del 17% rispetto al 2024, siamo anche a meno 5% rispetto al 2023“.

Andrea Cardinali (Unrae) in esclusiva per Notizie.com: “Green deal e cinesi? Solo una campagna mediatica”

La causa? In molti la addebitano al Green deal auto dell’Unione europea. Ovvero al piano di Bruxelles per decarbonizzare il settore dei trasporti su strada, in particolare quello delle automobili. Il suo obiettivo principale è eliminare le emissioni di Co2 dalle nuove auto e furgoni entro il 2035. “Si tratta solo di una campagna mediatica. – ha detto il direttore di Unrae – Mancano dieci anni e si è cominciato a discutere animatamente di questo già da qualche anno, quando ne mancavano dodici o tredici. Che una persona che acquista un’auto si preoccupasse del 2035 mi sembra molto improbabile”.

Piuttosto, secondo l’Unrae, si tratterebbe di una questione invece che interessa molto gli operatori che, anziché iniziare a prepararsi per una riconversione industriale, e visto che c’era anche tutto il tempo di farla, all’inizio hanno pensato che fosse il classico provvedimento rinviabile, “come siamo abituati a fare in Italia. Ma sinora la scadenza non è stata spostata. A un certo punto si è scatenato il panico: si sono allineati operatori industriali, media e buona parte della politica nel descrivere il traguardo come irraggiungibile, negando le buone ragioni della transizione energetica“.

Andrea Cardinali (Unrae) in esclusiva per Notizie.com: “Green deal e cinesi? Solo una campagna mediatica” – Notizie.com

Addirittura c’è una narrazione che vuole il Green deal frutto di manovre ‘losche’. Il teorema è che l’Ue avrebbe emanato normative assurde e suicide poiché serve gli interessi di Pechino. La verità è che l’Italia è molto indietro, con una quota di elettrico puro pari a un quarto di quella degli altri Paesi. Ma ‘conviene’ affermare che la crisi sia colpa dell’Europa e dei cinesi. – ha affermato Cardinali – Peccato che la produzione di vetture italiana nel 2000 era 1.300.000 pezzi e solo cinque anni dopo, nel 2005 era di 840mila. Ma venti anni fa non c’era il Green deal, non c’era la minaccia cinese, non c’era l’auto elettrica”.

Nelle scorse ore Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa di Stellantis, ha detto che, entro fine anno, se non cambieranno le condizioni su costi energetici e normative sull’elettrico, il gruppo potrebbe chiudere alcuni stabilimenti italiani, tra cui Atessa.

Settore auto in picchiata, le radici della crisi italiana

La crisi italiana ha delle radici tutte sue. – ha continuato il dg Unrae – Abbiamo smesso di produrre moltissime cose: elettrodomestici, computer, televisori. Non è un fenomeno nuovo. Tutto quello che compriamo è prodotto in Cina da anni, ma nessuno ha alzato le barricate. C’erano decine di aziende italiane con dei bellissimi brand, che però non avevano il potere politico di Fiat“.

Quest’ultima anni fa era in una crisi nerissima. Tutti dicono che con la fusione con Chrysler Sergio Marchione ha salvato Fiat, ma io penso che abbia salvato Chrysler. L’Italia ha continuato a macinare perdite, che però nel bilancio consolidato di Fca non si vedevano. Stellantis è nata con il baricentro spostato Oltralpe, mentre l’America restava lontana. E ha ereditato tutti i problemi della vecchia Fiat, aggiungendone di nuovi”.

Settore auto in picchiata, le radici della crisi italiana – Notizie.com

Fatto sta che la produzione italiana di auto l’anno scorso è scesa a 310mila vetture. Cos’è successo? “Pensare che la colpa sia del Green deal 2035 e dei cinesi vuol dire cercare un capro espiatorio. – ha dichiarato Andrea Cardinali – Non dico che non ci siano delle problematiche legate al Green deal e che non ci siano delle questioni da affrontare riguardo alla concorrenza cinese, ma se pensiamo sia solo loro la colpa non risolviamo i problemi in casa nostra. Se pensiamo che i cinesi sono avanti, e che non conviene investire ma continuare col termico, perderemo il treno dell’elettrico, che è il futuro, e perderemo il nostro stesso mercato”.

Gli italiani non passano all’elettrico, perché perché costa troppo? “In altri Paesi europei, anche dell’est, non se la passano meglio di noi. – ha specificato il direttore generale – Eppure hanno una quota di elettrico superiore alla nostra. Ci sono allora altri problemi. I vari governi che si sono succeduti negli anni non hanno saputo incentivare l’elettrico in maniera razionale: schemi cambiati due volte l’anno ogni anno, fondi insufficienti esauriti in poco tempo, annunci che hanno fermato il mercato per mesi, marce indietro. Una confusione tremenda“.

“Dalla palude si esce solo con un colpo di reni”

Ora ci sono 600 milioni dal Ministero dell’Ambiente, che non ha mai gestito incentivi auto, perché non si è riusciti a spenderli per le colonnine di ricarica finanziate dal governo Draghi nel 2022. Ci sarà una rottamazione obbligatoria, solo per l’elettrico puro, e tanti paletti che vanno dall’Isee alle aree funzionali Istat. Riusciremo a spendere 600 milioni entro il 30 giugno 2026?”.

Però l’usato sta vivendo un periodo molto fiorente. “Attenzione. – ha concluso Cardinali – Non è un dato ‘patologico’. Nel Regno Unito per ogni macchina nuova si vendono tre macchine usate, in Italia la media è di 1.9. Non c’è un’anomalia nei volumi dell’usato. Piuttosto, il problema è che il nostro usato è vecchio, metà del mercato è fatto da auto con più di dieci anni. È usatissimo, e questo perché il circolante è vecchissimo“.

Una previsione? Mancano 32mila macchine rispetto al primo semestre dell’anno scorso, più del previsto. È possibile che le previsioni per il 2025 vengano riviste al ribasso, ma soprattutto temo che questo livello rappresenterà la nuova normalità. Non si esce da questa palude senza un colpo di reni”.

Published by
Francesco Ferrigno