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Cronaca

Manuel Mastrapasqua, al processo l’audio degli ultimi istanti di vita: a quanti anni di carcere è stato condannato il killer Daniele Rezza

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Francesco Ferrigno

“È Manuel che muore”, ha detto in Aula a Milano l’avvocata Roberta Minotti, legale della famiglia Mastrapasqua.

In quell’audio di Whatsapp, inizialmente destinato alla fidanzata e poi rimasto “congelato” nel suo cellulare, Manuel Mastrapasqua si lamenta, rantola, chiede aiuto. Poi, più nulla. Sono gli ultimi istanti di vita del 31enne, ucciso l’11 ottobre scorso nel corso di una rapina commessa per portargli via un paio di cuffie wireless da quattordici euro.

Manuel Mastrapasqua, al processo l’audio degli ultimi istanti di vita: a quanti anni di carcere è stato condannato il killer Daniele Rezza (ANSA FOTO) – Notizie.com

Una vicenda terribile per la quale oggi è stato condannato il 20enne Daniele Rezza, accusato di aver ucciso Manuel con una coltellata. Prima della sentenza, l’avvocata di parte civile Minotti aveva fatto ascoltare ai giudici della Corte di Assise di Milano il vocale che Manuel stava registrando quando ha perso la vita in strada a Rozzano l’11 ottobre scorso. La mamma, il fratello e la compagna di Manuel sono usciti dall’aula. Soltanto la sorella è rimasta ad ascoltare la registrazione.

Un’azione fulminea – ha detto Minotti – che dura meno di trenta secondi, violenta al punto da spezzare l’auricolare sinistro. Manuel non ha reagito, non ne ha avuto nemmeno il tempo“. La legale della famiglia aveva chiesto che venissero riconosciute tutte le aggravanti contestate. La pm Maria Letizia Mocciaro, invece, nel formulare la richiesta di condanna aveva chiesto di farle cadere.

Omicidio di Manuel Mastrapasqua, ricostruita l’aggressione

In particolare la Procura aveva chiesto di escludere le tre aggravanti contestate, tra cui i motivi abietti e futili e il nesso dell’omicidio con la rapina. Quest’ultima aggravante avrebbe portato la pena fino all’ergastolo. La sua esclusione e il riconoscimento solo dei reati di omicidio volontario semplice e di rapina e delle attenuanti generiche aveva portato ad una richiesta di venti anni di prigione.

Mastrapasqua, quella notte tra il 10 e l’11 ottobre scorso, fu aggredito vicino ad una fermata e ucciso con una coltellata al petto. Era appena sceso dal tram e stava rientrando a casa dopo un turno di lavoro in un supermercato. “Quando ho visto il ragazzo volevo prendergli tutto, nel senso soldi, cellulare, cose che potevo rivendere”, aveva detto Rezza nell’interrogatorio davanti al gip Domenico Santoro.

Omicidio di Manuel Mastrapasqua, ricostruita l’aggressione (FACEBOOK FOTO) – Notizie.com

Il padre del 20enne, oltre ad aver gettato in un cassonetto quelle cuffie, lo aveva accompagnato in una stazione del Milanese. Da qui il giovane aveva preso un treno fino a Pavia, per poi raggiungere in autobus Alessandria, dove in pratica si era costituito.

Nel corso del processo, il giovane aveva poi aggiunto: “Voglio chiedere scusa e perdono alla famiglia per quello che ho fatto. Non era mio intento ammazzarlo, volevo solo rapinarlo. Mi sono avvicinato con il coltello per farmi dare quello che aveva e lui ha reagito”. Rezza, tra l’altro, è anche a processo per un’aggressione di fine giugno 2024 sempre con un coltello ai danni di un altro ragazzo, che subì, però, per fortuna solo un piccolo taglio.

Daniele Rezza condannato a ventisette anni di carcere

La Corte d’assise di Milano ha condannato alla fine Daniele Rezza a ventisette anni per l’omicidio di Manuel Mastrapasqua. I magistrati hanno lasciato cadere l’aggravante del nesso tra rapina e omicidio, mantenendo quelle della minorata difesa e dei futili motivi. La Corte ha inoltre accolto la richiesta di risarcimento della famiglia di Mastrapasqua, 150mila euro alla madre e 70mila euro a testa al fratello e alla sorella del 31enne.

La pm aveva messo come attenuante il fatto che era cresciuto a Rozzano con una famiglia non presente. Anche io sono cresciuto senza un padre e da adolescente ero più in giro che a casa. Però non ho mai fatto niente. – ha commentato Michael Mastrapasqua, fratello minore – Non ho mai preso la scusa del ‘sono a Rozzano e quindi faccio queste cose’. Non è una giustificazione perché non penso che tutti i ragazzi che crescono a Rozzano facciano queste cose”. “I ventisette anni deve scontarli tutti quanti in carcere”, ha detto infine Angela, la mamma della vittima.

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Francesco Ferrigno