La bozza della legge sul fine vita approda in Parlamento. Ha ottenuto l’ok della maggioranza: tutti i dubbi delle opposizioni. Cosa prevede.
Il disegno di legge sul fine vita comincia il suo iter dal Senato, dove le commissioni Giustizia e Sanità hanno già approvato il testo, con il parere contrario delle opposizioni. Il giorno ultimo per presentare gli emendamenti è l’8 luglio. Il provvedimento è atteso il Aula il 17 dello stesso mese.
L’argomento è ormai noto: il diritto del malato in fase terminale a decidere di morire. “Abbiamo fatto un lavoro cercando di far capire che ognuno di noi deve retrocedere di un poco sulle proprie posizioni”, ha detto il relatore Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia. “Le minoranze sono rimaste sulle loro posizioni ideologiche”, ha aggiunto, commentando la decisione di opporsi al testo base da parte dei gruppi di minoranza parlamentari.
Nel mirino del centrosinistra, il punto della legge che esclude il sistema sanitario nazionale dal fine vita, con il rischio di privatizzarlo. E in questo modo, nei fatti, non tutti potrebbero accedere al diritto di scegliere. Le opposizioni sono contrarie anche all’ipotesi del Comitato etico nazionale nominato dal presidente del Consiglio. Il rischio sarebbe politicizzare le decisioni a seconda del governo in carica.
Nelle scorse settimane, dopo la vicenda di Daniele Pieroni, è stato creato un comitato ristretto ad hoc col compito di scrivere un testo unificato. I relatori sono Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Luigi Zullo di Fratelli d’Italia.
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Il disegno di legge sul fine vita è composto da quattro articoli e porta il nome Disposizioni esecutive della sentenza della Corte Costituzionale del 22 novembre del 2029 n.242″. Per intenderci, quella che rende possibile la pratica quando sussistano quattro requisiti: trovarsi in una situazione irreversibile e di sofferenza estrema, dipendere da sostegni vitali, essere lucidi e coscienti nel prendere la decisione. Vediamo tutte le novità.
Rispetto al testo iniziale, Zanettin e Zullo hanno apportato una modifica sulla base delle richieste delle opposizioni, riducendo a 180 giorni il termine (che inizialmente era di 4 anni) per rivolgersi al Comitato nazionale di valutazione dopo che la prima domanda è stata rifiutata.
Quest’ultimo sarà composto da 7 membri: un giurista, un anestesista, un palliativista, uno psichiatra, uno psicologo, un infermiere e un bioeticista. Come anticipato, sarà nominato da Palazzo Chigi.
Nel disegno di legge presentato dai relatori, continua ad essere escluso il sistema sanitario nazionale. Per il centrodestra il fine vita non può essere erogato dalla sanità pubblica. Dunque il paziente dovrà pagare a proprie spese strutture private per poter esercitare il diritto di scelta sulla sua vita.
Un altro articolo riguarda le cure palliative, che dovranno essere rese sempre disponibili, ma non saranno obbligatorie. Nelle regioni che non sono ancora attrezzate, è previsto che il governo nomini un commissario ad hoc, come si fa con le emergenze. Le regioni che non hanno raggiunto gli obiettivi delle cure palliative fissati per il 2024 dal Ministero della Salute, hanno sei mesi di tempo per adattarsi.
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L’ultimo articolo della bozza recita che il suicidio assistito non è punibile penalmente se la scelta è avvenuta “in modo libero, autonomo e consapevole” , se la persona ha già fatto il percorso delle cure palliative, se è “tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali”. Un altro presupposto è che sia “affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche”. Ma “pienamente capace di intendere e di volere”.