Rame, litio, titanio. Ma anche fluorite, tungsteno e magnesio. Il governo di Giorgia Meloni è a caccia delle terre rare in Italia.
A confermarlo è stata in queste ore una nota dell’Ispra. L’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale ha comunicato l’avvio di ben quattordici progetti di ricerca nell’ambito del Programma nazionale di esplorazione mineraria.
L’iniziativa è stata approvata dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite). La ricerca riguarderà dodici regioni, dal nord al sud, e sarà supervisionata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Servizio geologico d’Italia di Ispra. Coinvolgerà quindici unità operative e oltre quattrocento specialisti, con un investimento di 3,5 milioni di euro dedicati alla prima fase di indagine sui depositi naturali.
Dopo il caso delle terre rare ucraine, oggetto di un accordo con gli Stati Uniti, e i presunti interessamenti per i giacimenti cinesi, anche l’Italia si muove in tal senso. Bisogna ricordare che terre rare ed altri minerali sono considerati particolarmente preziosi per alcuni settori industriali strategici. All’argomento abbiamo già dedicato un approfondimento che trovate qui.
“Con il Programma nazionale di esplorazione, – ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – l’Italia si dota di uno strumento moderno e trasparente per conoscere e valorizzare il proprio potenziale minerario, nel pieno rispetto dell’ambiente. È un passo strategico verso un’economia più autonoma, resiliente e sostenibile”. L’obiettivo è costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali, a oltre trent’anni dall’ultimo investimento pubblico nel settore.
Le attività di indagine si concentreranno sulle aree più promettenti, selezionate da un team di esperti tra i massimi specialisti italiani di giacimenti minerari. I ricercatori avranno il compito di individuare nel sottosuolo materie prime critiche e strategiche. Tra di esse litio, boro, grafite, rame, manganese, fluorite, barite, feldspato, antimonio, tungsteno, titanio, bismuto, arsenico, magnesio, terre rare e metalli del gruppo del platino. L’attenzione si estenderà anche ad altri minerali di interesse per l’industria nazionale, come zeoliti e minerali industriali.
“Ispra ha continuato a lavorare e a monitorare le risorse minerarie presenti nel nostro Paese anche in passato, quando si conosceva meno il potenziale di queste materie. – ha affermato il presidente di Ispra Stefano Laporta – La pubblicazione del Programma nazionale è stata resa possibile dal lavoro di questi anni su un tema di così grande impatto socio economico”.
Durante la prima fase di esplorazione, verranno condotte esclusivamente indagini non invasive. Tra di essi l’analisi di immagini telerilevate, rilievi geologici, geochimici e geofisici, anche mediante l’impiego di sensori aviotrasportati. Saranno inoltre sperimentate tecnologie avanzate come la radiografia muonica, basata sull’utilizzo di particelle cosmiche. E l’impiego di software di Intelligenza artificiale per l’elaborazione e l’integrazione dei dati acquisiti.
Lombardia e Trentino-Alto Adige saranno al centro delle ricerche per la presenza di fluorite e barite, nonché di terre rare localizzate nelle Alpi meridionali. L’area di Finero, in Piemonte, sarà interessata da un’indagine sui metalli del gruppo del platino, mentre nelle ofioliti liguri verranno esplorati giacimenti di rame e manganese. In Liguria si cercherà di approfondire la conoscenza dei depositi di grafite.
Per la Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Marche e alcune aree del Piemonte, sarà analizzato il potenziale del litio, sia in contesti geotermali sia sedimentari. In Toscana, inoltre, saranno oggetto di studio i noti depositi di antimonio e magnesio delle Colline metallifere. Nel Lazio le attività si focalizzeranno sulla fluorite, anche in relazione alla sua concentrazione in terre rare.
La Campania sarà interessata da indagini sul litio, sui feldspati e su altri minerali industriali strategici per l’industria nazionale, mentre in Calabria verranno esaminati i significativi giacimenti di grafite della Sila. La Sardegna, storicamente la principale regione mineraria italiana, sarà indagata su diversi materiali: minerali industriali come feldspati, zeoliti, bentoniti e caolino presenti nelle aree magmatiche; mineralizzazioni a fluorite, barite e terre rare nel centro-sud dell’isola; e i più importanti depositi metalliferi.
In particolare, si opererà nel distretto di Funtana Raminosa, dove verranno indagati tungsteno, terre rare, rame e altri solfuri, e nel settore sud-occidentale dell’isola, dove l’interesse è rivolto al rame e al molibdeno, associati a stagno, bismuto, arsenico e oro. In tutte le aree oggetto di indagine saranno inoltre mappati e caratterizzati i depositi di rifiuti estrattivi abbandonati.