Il 27 giugno di 45 anni fa il Dc9 I-Tigi Itavia Ih870, in volo da Bologna a Palermo e partito con due ore di ritardo, esplose nei cieli a nord di Ustica causando 81 vittime, di cui 13 bambini.
È quella che negli anni verrà ricordata come la strage di Ustica. Ancora oggi, nel 2025, non si conoscono le cause della tragedia. Due procedimenti sono ancora aperti, ma il prossimo 26 novembre il gip di Roma dovrà pronunciarsi sulle richieste di archiviazione.
Ripercorriamo le tappe della strage ancora avvolta da troppi misteri. Alle 20 e 08 del 27 giugno 1980 il volo di linea della Itavia decollò all’aeroporto di Bologna Guglielmo Marconi, diretto a Palermo Punta Raisi. Alle 21 e 04 la torre di controllo provò a contattare i piloti ma non ottenne risposta. L’atterraggio era previsto per le 21 e 13. Dopo diversi tentativi di contatto il velivolo venne dato per disperso.
Elicotteri, aerei e navi cercarono il velivolo nella zona che lambisce le coste di Palermo. All’alba un elicottero di soccorso individuò, a circa 110 km a nord di Ustica, alcuni detriti in affioramento. Nel giro di qualche ora cominciarono ad affiorare altri detriti e i primi cadaveri dei passeggeri. Il volo Itavia era precipitato nel mar Tirreno in una zona in cui la profondità dell’acqua supera i tremila metri.
“Chi doveva dire cos’è successo quella notte nei nostri cieli? – si chiede Daria Bonfietti, presidente dell’associazione Parenti vittime di Ustica – Quelli che guardavano il cielo quella notte. Parlarono di cedimento strutturale. Ma tutte le perizie dicono che l’aereo è stato abbattuto”.
Nel febbraio 2008 arrivò la svolta. Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio, rilasciò due interviste che di fatto fecero riaprire le indagini sulle cause del disastro. Cossiga affermò che quella notte “un aereo militare francese si mise sotto il Dc-9 e lanciò un missile per sbaglio”. Il vero obiettivo sarebbe stato l’aereo sul quale era a bordo il dittatore libico Gheddafi.
Nel settembre 2023 l’ex premier Giuliano Amato confermò tale ricostruzione, dichiarando che la strage fu conseguenza di un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi. L’altra pista, anch’essa oggetto di indagine ancora aperta, è quella della bomba a bordo. In questo caso è stata l’Associazione per la verità su Ustica a presentare un esposto in Procura.
“Chiedo alla politica del mio Paese, – ha detto Bonfietti – di cercare di indurre comportamenti diversi diversi da parte dei Paesi amici ed alleati che quella notte erano nei nostri cieli”. La Procura non sarebbe riuscita a identificare la nazionalità dei caccia in assetto da guerra che quella sera erano nei cieli di Ustica e che avrebbero provocato l’abbattimento dell’aereo diretto da Bologna a Palermo.