L’Ufficio del Massimario della Cassazione boccia il decreto sicurezza. E rischia di creare un nuovo scontro tra politica e magistratura. Analizziamo i principali motivi insieme con il costituzionalista Massimo Villone.
Il decreto sicurezza rischia di causare nuovi scontri tra politica e magistratura, dopo il giudizio pubblicato dall’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione.
Una relazione di 129 pagine che segnala dubbi sulla costituzionalità nel metodo e nel merito e che sostanzialmente boccia in primo luogo quella che ormai è diventata un’abitudine: la decretazione d’urgenza.
Il parere della Suprema Corte di per sé non produce conseguenze. Ma i giudici potranno decidere o meno di attenersi ad esso. “È un documento che farà opinione tra i giudici ed eventualmente potrà sollevare qualche questione di legittimità costituzionale e ambientale”.
A spiegarlo a Notizie.com è il costituzionalista Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Che non esclude un nuovo scontro tra politica e magistratura sulle decisioni che via via verranno prese dai Tribunali nell’applicazione del decreto sicurezza.
“Se i giudici compattamente seguiranno questi orientamenti, è possibile. Comincerà sicuramente un periodo di incertezza. Insomma, se ne parlerà”. E il governo cosa può fare? “Se tiene il punto, non credo che ci siano cose particolari da fare. Bisognerà poi vedere nell’applicazione concreta se passeranno le questioni di legittimità costituzionale e come si orienteranno i giudici. Non vedo un’altra strada, ormai le cose stanno così”.
Ai nostri microfoni Villone annuncia che avrà inizio un processo complicato e lungo, “che dovrà passare attraverso i giuristi. Ci saranno conseguenze a carico di non pochi, e tutto questo per un atteggiamento che definirei populismo penalistico. Si vuole far colpo sulla pubblica opinione vendendo il prodotto di un governo che tutela la sicurezza e la tranquillità di tutti. E che però in realtà sta generando situazioni in cui si ci saranno turbamenti inutili, che potevano essere serenamente evitati”.
Ma quali sono i dubbi sul decreto sicurezza espressi dalla Corte di Cassazione? Andiamo con ordine insieme con Massimo Villone, spiegandone alcuni.
Il costituzionalista spiega che in questo caso c’è stata “un’anomalia nel procedimento“. Perché “la discussione parlamentare era in corso e non è mai stata evidenziata alcuna urgenza e necessità”, che sono i due requisiti richiesti per il decreto legge. “C’è un’emergenza? Quale? Per la Corte non è successo nulla. Quindi c’è un vizio nel procedimento, perché il decreto legge è un atto immediato e si lega a una specifica procedura parlamentare”.
Villone spiega che “la disomogeneità è la presenza nell’atto di contenuti molteplici e diversi. Questo è lesivo per un decreto legge, che deve essere un procedimento abbreviato e finalizzato all’urgenza. Se non è così, allora la previsione di un tempo così breve tra le due Camere implica la compressione del dibattito parlamentare. Da qui l’inaccettabilità dal punto di vista del cambio della procedura”.
Qui, spiega Villone, i dubbi sono due. Il primo: “Stiamo parlando di persone che partecipano a un’attività associativa senza svelare la propria natura e le proprie intenzioni. Quindi occultano il loro scopo, traendo in inganno gli altri che fanno parte dell’associazione. Ciò è lesivo della libertà degli altri e va al di là del ragionevole bilanciamento di beni costituzionalmente protetti. La sicurezza è certamente un bene protetto, ma lo è anche la libertà di associazione”.
Dunque, è necessario tutelare la libertà di tutti. “Secondo questa valutazione, si eccede nel bilanciamento dalla parte della sicurezza”, mettendo in secondo piano la libertà di riunione.
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“Il concetto è sempre lo stesso”, dice Villone ai nostri microfoni. “In queste materie è necessario un bilanciamento”. Il decreto però, “tutela eccessivamente la sicurezza“. Che è un bene protetto dalla Costituzione, ma va proporzionato con quello altrettanto protetto della libertà.
“Sulla cannabis light c’è un’impostazione puramente ideologica”, spiega Villone a Notizie.com. La Cassazione “sembra escludere” che questa sostanza sia “idonea a produrre dipendenza e quindi a generare ulteriori danni. In Italia abbiamo un numero assai consistente di esercizi commerciali che la vendevano anche a fini medicinali. E che adesso dovranno chiudere”.
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