Era il 28 febbraio scorso quando, in diretta tv mondiale, il presidente Usa Donald Trump si scontrava con il suo omologo ucraino Volodomyr Zelensky.
L’accordo sulle terre rare ucraine, minerali importantissimi per le industrie americane, doveva essere siglato quel giorno. Poi, com’è noto, tutto è naufragato. Per due mesi gli Stati Uniti hanno negoziato. Con Kiev per i minerali, con la Russia per la tregua nella stessa Ucraina.
Gli Usa hanno puntato tutto sul fatto che lo sfruttamento delle preziose risorse ucraine dovesse rappresentare una contropartita per gli aiuti militari concessi a Kiev per difendersi dall’aggressione russa. La svolta, con ogni probabilità, c’è stata a Roma, o meglio in Vaticano, in occasione dei funerali di Papa Francesco del 26 aprile scorso. In quell’occasione, nella Basilica di San Pietro, Trump e Zelensky si sono seduti l’uno di fronte all’altro. Obiettivo: ricucire lo strappo dello Studio ovale.
Missione compiuta, insomma. E accordo firmato. I suoi effetti li vedremo concretamente tra non molto. Così come se la firma inciderà nel prosieguo del conflitto che sia Mosca sia Kiev si sono detti pronti ormai a siglare. “Questo accordo – ha detto il segretario al Tesoro, Scott Bessent – segnala chiaramente alla Russia che l’amministrazione Trump è impegnata in un processo di pace incentrato su un’Ucraina libera, sovrana e prospera nel lungo termine”.
Per l’Ucraina ha firmato la vicepremier e Ministra dell’Economia Yulia Svyrydenko, che si è recata a Washington. L’accordo finanzierà progetti di estrazione di minerali, petrolio e gas. L’Ucraina mantiene la piena proprietà e il controllo di queste risorse, compreso il sottosuolo, e sarà lo Stato ucraino a determinare dove e cosa estrarre. È stato istituito un fondo per la ricostruzione del Paese, devastato da tre anni di guerra. L’accordo garantisce che gli Stati Uniti e i loro alleati assumeranno la guida di qualsiasi piano di ricostruzione.
I profitti del fondo saranno investiti esclusivamente in Ucraina, alla quale non verrà chiesto di ripagare alcun debito. Kiev avrà il pieno controllo del suo sottosuolo, delle sue infrastrutture e delle sue risorse naturali. L’accordo finanzierà solo progetti minerari, petroliferi e del gas, nonché infrastrutture e processi di lavorazione in Ucraina per i primi 10 anni, dopodiché gli utili potranno essere distribuiti tra i partner.
L’Ucraina è il sesto produttore a livello mondiale di titanio, che rappresenta l’attrattiva maggiore per il suo impiego nell’industria militare ed è ricca di giacimenti di carbone e gas e di minerali di ferro. Il Paese, inoltre, detiene circa il 20 percento della grafite mondiale, che non e una terra rara, ma un minerale strategico e ha il litio, fondamentale per l’industria delle batterie e il business dei veicoli elettrici, i cui giacimenti più promettenti si trovano però nella regione di Zaporizhzhia, parzialmente sotto controllo russo.