Il Fondo monetario internazionale ha promosso l’economia italiana, ma con qualche riserva.
Il Paese si è ripreso bene dalla crisi pandemica ed energetica, anche grazie al turismo e alle politiche di sostegno, ma la crescita è moderata e ha mantenuto “alti il deficit e il debito pubblico”, frenando di fatto gli investimenti privati e facendo aumentare i rischi.
“Se l’economia vive solo di turismo e sussidi è destinata a non avere entrate fiscali sufficienti a sostenere la crescita e diminuire il debito”, sostiene l’economista Giulio Sapelli, professore di Storia economica e presidente della Fondazione Germozzi. “Gran parte delle attività turistiche sono piccole imprese e i sussidi non possono dare esenzione fiscale. Questa crescita è un’illusione per l’economia italiana e gran parte di quella europea. C’è una rete estesa di piccole e medie imprese, mentre quelle gradi stanno uscendo dal mercato. E serve l’intervento dello Stato che produca crescita, non solo debito”.
Come si produce la crescita?
Qual è il ruolo delle banche in questo meccanismo?
“Nessuno: si limitano a trarre tutti gli utili possibili da questa situazione. Le banche italiane sono oberate da un’ossessiva regolamentazione europea. Quest’ultima favorisce l’inazione produttiva delle banche, a causa di regole e criteri automatici di azione di credito alle piccole imprese, che non si basano più sulla fiducia e la relazione personale, ma su indicatori”.
Il Superbonus ha contribuito ad accentuare questa situazione, specie nel caso del debito pubblico?
Cosa avrebbe dovuto fare la Ragioneria di Stato?
“Doveva impedire un’operazione condotta per così lungo tempo e con questi meccanismi”.
Professore Sapelli, il Fondo monetario internazionale ha chiesto all’Italia di affrontare il problema della basa fertilità e del lavoro femminile. Come si fa, secondo lei?