Un giovane pugile, nel giorno del suo esordio da professionista nel mondo della boxe, è morto sul ring per un colpo troppo forte
Il pugilato è uno sport molto pericoloso, talvolta anche cruento e che mette a repentaglio la vita di chi lo pratica. Quanto accaduto al giovane Sherif Lawal è, però, un evento unico e probabilmente senza precedenti. Il ventinovenne inglese è morto in occasione del suo primo storico incontro professionistico. Durante il match contro il portoghese Malam Varela ha ricevuto un duro colpo alla tempia ed è crollato al suolo. L’arbitro dell’incontro Lee Every si è gettato su di lui e ha iniziato il consueto
conto alla rovescia, prima si rendersi contro di quanto stesse realmente accadendo.
La gravità del problema era nettamente peggiore di quanto sembrasse. Alzatosi il direttore di gara ha chiamato immediatamente i soccorsi, chiedendo un intervento per evitare il peggio. Il personale medico è salito sul ring, ha tentato di rianimarlo ma senza successo. Per circa dieci minuti sono andate avanti le pratiche di rianimazione cardio polmonare. Non dando segni di reazione il pugile è stato caricato su un’ambulanza e trasportato fino al Northwick Park Hospital. Qui, posto sotto il controllo dei medici, non si è potuto far altro che confermare il suo decesso. Un notizia che subito si è diffusa nel mondo della boxe, lasciando senza parole tutti i suoi protagonisti.
In tanti nei giorni seguenti lo hanno voluto celebrare e ricordare. Dopo il lontano inizio nel 2018, Lawal aveva deciso solo quest’anno di fare il proprio esordio nel professionismo, dando il via alla propria carriera da boxer. Un’esperienza che, però, è durata un attimo. La violenza del colpo incassato è stata sufficiente per rovinare i sogni di un ragazzo che voleva inseguire il percorso dei propri idoli. Molti i messaggi ricevuti, tra questi per quello del Tyson Fury, campionissimo che la prossima settimana sarà impegnato dovrà affrontare l’ucraino Oleksandr Usyk, per decretare il nuovo campione del mondo.
Il britannico ha dedicato una bellissima lettera a Sherif, sottolineando la consapevolezza dei rischi di uno sport come questo: “Quando entri in questo mondo, sai che è uno sport pericoloso. Vai lì e ti pagano per annullare il cervello. Siamo lì per infliggerci danni a vicenda colpendoci alla testa e al corpo… Sfortunatamente, cose del genere accadono di tanto in tanto, sappiamo tutti a cosa stiamo andando incontro. È come chi salta con il paracadute, di tanto in tanto il paracadute non si apre. Ciò non impedisce a tutti di lanciarsi con il paracadute. Conosco i rischi da sempre. E’ quello che è. Se è il mio momento ed è la volontà di Dio, allora morirò. Altrimenti vivrò“.