Scontri Sapienza, Murelli (Lega) a Notizie.com: “Difficile dialogare con gli studenti. La ricerca non c’entra con la guerra”

“Non si capisce gli studenti manifestano pro-Palestina o contro la polizia. Il dialogo con loro è difficile”.

A parlare, in esclusiva a Notizie.com, è la senatrice della Lega Elena Murelli, a commento degli scontri di lunedì 16 aprile dopo la decisione dell’Università La Sapienza di non chiudere i progetti di ricerca con Israele.

Scontri Sapienza, la senatrice Elena Murelli a notizie.com
Scontri Sapienza, la senatrice Elena Murelli a notizie.com (Ansa Foto) – notizie.com

Murelli parla di “evento inaudito, hanno attaccato direttamente la polizia. Vogliono fare una manifestazione per la pace, pro-Palestina, ma usano la violenza contro le forze dell’ordine. Non mi sembra assolutamente il modo giusto per trasferire un messaggio di pace, fermare la guerra e non appoggiare Israele. Il messaggio che vogliono mandare è in contrasto con i loro comportamenti”.

Durante gli scontri sono finite in manette due persone dopo il tentativo di entrare nel senato accademico e poi al commissariato sotto al quale si erano radunati i manifestanti. Uno è stato fermato per il danneggiamento di un’auto della polizia, l’altra con l’accusa di aver aggredito un dirigente durante il tentativo di irrompere nel commissariato.

Momenti di panico
Scontri tra studenti e polizia (Ansa Foto) Notizie.com

Senatrice Murelli, gli studenti si opponevano alla decisione del Cda e del Senato accademico de La Sapienza di non bloccare i progetti di ricerca con Israele. Ma la protesta è più ampia e riguarda la Palestina. Gli studenti vogliono la fine della guerra a Gaza.
Queste proteste a La Sapienza, come quella della Federico II sono state fatte per il progetto di ricerca tra Italia e Israele all’interno del programma del Mediterraneo. Non ci sono collaborazioni sono con Tel Aviv, ma anche con altri Stati, ad esempio Libano e Giordania. Questi progetti sono scientifici, di sviluppo dei diversi settori e non toccano assolutamente la questione etica. Il rettore della Federico II ha già detto che non bloccherà questi progetti di di ricerca. Oggi è per Israele, domani potrebbe trattarsi di Libano o Giordania. Alla Federico II ci sono corsi di cultura dell’Iran e di arabo. Allora cosa facciamo, protestiamo? Inoltre, se vogliono portare avanti una campagna verso la Palestina, dobbiamo aprire un dialogo. Ma le Università non c’entrano nulla. In ogni caso, se vogliono impedire questi progetti di ricerca, questo non è sicuramente il modo”.

Però sta parlando di dialogo. Crede che ci sia margine di confronto con gli studenti?
Il problema è che se andiamo a vedere chi ha protestato, ci accorgiamo che si tratta dello stesso gruppo della Federico II. Manifestano da una parte e dall’altra, provocando la polizia. Non si capisce quindi, se sono manifestazioni pro-Palestina o contro la polizia. In questo modo diventa difficile aprire un dialogo”.

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