Secondo l’esperto di politica internazionale, “esiste un problema di integrazione. Ci sono persone che non hanno legato con il Paese ospitante, nè con quello di origine”.
La Francia continua ad essere nella morsa dei contestatori. Dopo l’uccisione del giovane Nahel, da parte della Polizia, nel Paese transalpino non si fermano i moti di violenza contro le istituzioni. Da quattro giorni a questa parte si sono vissuti scontri e proteste durissime, che hanno portato i manifestanti a mettere a ferro e fuoco le periferie. “E’ un problema che attanaglia la Francia da diversi anni e che ciclicamente si ripropone”, spiega in esclusiva ai nostri microfoni Marco Di Liddo, del Centro Studi Internazionale (Ce.S.i.).
Dottor Di Liddo, cosa sta succedendo in Francia?
“La risposta è fin troppo semplice: la Francia è una polveriera sociale. Ma non lo è da un anno, nè da 10 anni. Lo è dalla metà degli anni ’80. Le rivolte delle Banlieu sono iniziate al Louvre dalla metà degli anni ottanta e sono tornate ciclicamente con alcuni elementi ricorrenti, come la violenza incrementale ed elementi diversi, come il contesto contingente e l’antropologia sociale della rivolta”.
Da dove nasce questa esplosione?
“E’ frutto di una strategia della gestione della politica migratoria che definirei particolare. La Francia dagli anni sessanta in poi ha guardato con forte interesse all’immigrazione delle ex colonie, per poter disporre di un bacino di manodopera a basso costo da impiegare nell’industria nazionale”.
I problemi quando sorsero?
“Ad un certo punto tutte le società post industriali hanno visto una diminuzione nell’impiego del settore secondario e un aumento dell’impiego nel settore terziario. Quindi, quest’enorme quantità di operai a basso costo ha avuto maggiori problemi ad integrarsi nel tessuto lavorativo. Parallelamente al problema sociale si è sovrapposto un problema dell’ integrazione, non tanto degli immigrati, quanto dei figli degli immigrati: le seconde o le terze generazioni che non hanno trovato nella società francese uno spazio in cui poter creare una propria identità. Si tratta di una popolazione sospesa, che non riesce a specchiarsi nel Paese in cui vive e non è neanche legata al Paese dei propri genitori. C’è un enorme limbo identitario al quale si aggiunge quello sociale, che crea un mix esplosivo”.
Un mix che porta a cosa?
Ora cosa potrà accadere? Macron ha chiamato il governo ad una risposta netta. Una sorta di tolleranza zero.