Marco Strano, criminologo di fama internazionale, sull’omicidio della piccola Michelle a Primavalle: “Non si tratta di un omicidio casuale. Ecco i due fattori determinanti”
L’omicidio di Michelle, la diciassettenne romana uccisa con sei coltellate da un suo coetaneo nel quartiere Primavalle a Roma, resta avvolto nel mistero. Due le ipotesi sulle quali stanno lavorando gli inquirenti: un delitto passionale o legato ad un debito. “Non è facile capire cosa ci sia dietro questo terribile assassinio – confida in esclusiva a Notizie.com il criminologo Marco Strano – si tratta di un caso, per certi versi anomalo”.
Il problema principale, al momento, è capire il movente di questo omicidio. “Lo scenario è chiaro: siamo una borgata romana caratterizzata da degrado e con ragazzi dediti a droghe e violenze”, dichiara Strano, poliziotto in pensione e attualmente consulente del CSU Fullerton Police Department. “L’aspetto sul quale si sta cercando di fare chiarezza è il rapporto che esisteva tra la vittima e il suo carnefice. Sicuramente c’era un rapporto affettivo, che però non è ancora stato ben identificato”.
Si tratta di un aspetto decisivo?
“E’ importante chiarire il rapporto tra i due, per capire se il movente si può cercare in un litigio o in un rapporto passionale. Ma il secondo caso mi sembra oggettivamente più complicato. Ragazzi di quell’età, generalmente, non uccidono per passione. Per una serie di motivi: le relazioni affettive tra di loro sono molto volatili, molteplici. In quell’ambiente ci troviamo spesso di fronte a poliamori, storie brevi che di solito si intrecciano tra loro. Un delitto passionale, in quell’età e in quell’ambiente, è molto anomalo”.
Cosa può aver scatenato allora la furia omicida del diciassettenne?
“A mio modo di vedere esistono due variabili: la prima di natura geografica. Le considerazioni fatte fino ad ora si basano sui ragazzi di cultura europea. Questo ragazzo, seppur nato e cresciuto in Italia, ha origini cingalesi e potrebbe avere una matrice culturale leggermente diversa. Soprattutto nel rapporto con le coetanee. Faccio un esempio banale: un ragazzo italiano di sedici anni che litiga con la fidanzatina, la saluta, se ne va e nel giro di poco tempo si vede con un’altra. Magari in altre culture questo pensiero viene meno e porta ad una reazione diversa”.
Esiste un’altra variabile?
“La droga. Quello è un ambiente ad ampio consumo di droga: cocaina, acidi e crack. Droghe che possono dare fenomeni di alterazione della coscienza. Un piccolo litigio, vissuto da un soggetto in preda a delirio psicologico da assunzione di droghe, mi riferisco soprattutto a cocaina e crack, può diventare un motivo per uccidere. Un elemento scatenante per un omicidio di questo genere: fatto con il coltello”.
Si tratta di un omicidio inedito?
“Non è certamente un omicidio casuale. L’intento di uccidere, dal modus operandi, appare abbastanza certo: non si può parlare di un omicidio preterintenzionale. Sono sei coltellate”.
Nel profilo Instagram del presunto assassino c’era continui riferimenti a cannabis e spinelli.
C’entra qualcosa il contesto sociale dove è avvenuto l’omicidio?
“Direi poco. Le droghe, nei ragazzi tra i 14 e i 21 anni, sono diventate un elemento di appiattimento dei valori culturali. La diffusione a macchia d’olio per un’intera generazione, ha cancellato le differenze sociali. Li ha resi tutti pericolosi e in condizioni di disagio. Un omicidio di questo tipo, poteva accadere in un ambiente degradato, così come in quartieri di figli di papà”.