In merito alla scomparsa di Silvio Berlusconi e dalla sua eredità ne ha parlato Fabio Rampelli. L’esponente di Fratelli d’Italia ha rilasciato una intervista ai microfoni del quotidiano “Il Tempo”
Fabio Rampelli non ha dubbi: nel corso di questi anni Silvio Berlusconi è stato un politico perseguitato dai giudici e punta il dito contro chi, in passato, ha rilasciato interviste che in realtà erano dei veri e propri interrogatori con condanne già espresse. Questo è quello che ha ribadito l’attuale vicepresidente della Camera in una intervista rilasciata al quotidiano “Il Tempo“. Nel corso dell’intervista ha fatto sapere che il centrodestra continuerà per la propria strada, proprio come se il ‘Cavaliere‘ fosse ancora in vita. La paura che possa esserci un ridimensionamento in Forza Italia, dopo la sua scomparsa, aumenta sempre di più.
Ci ha tenuto a parlare anche del possibile erede di Berlusconi. A dire il vero, per Rampelli, non ci sono dubbi visto che già esiste una figura in merito e porta al nome di Giorgia Meloni. Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Direi che l’ha già raccolta per giudizio inappellabile dei cittadini italiani che le hanno tributato un consenso straordinario, e le hanno fatto raggiungere un indice di gradimento eccezionale. L’entusiasmo che c’è intorno a lei somiglia molto a quello che seppe sollevare Berlusconi“.
Si è soffermato anche sulla Riforma della Giustizia che ha scatenato non poche polemiche (in particolar modo da parte dell’opposizione): “Nel disegno di legge presentato dal governo, che ha deciso la strada del confronto con il Parlamento, la separazione delle carriere non è presente: la riforma della giustizia italiana si compone di varie tappe e questa è comunque presente nel programma elettorale del centrodestra, e sarà nostra cura concretizzarla“.
In conclusione si è soffermato sulla cancellazione del reato di abuso d’ufficio che è stata proposta dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Semplicemente per il fatto che il suo partito, Fratelli d’Italia, non è mai stata favorevole del tutto: “Esistono molti strumenti per garantire le buone procedure. Il reato di abuso d’ufficio ha inibito la burocrazia amministrativa. È sempre più difficile in Comuni e Regioni trovare dirigenti che firmino. A quasi 5mila processi avviati con questo capo d’imputazione, ci sono state circa 60 sentenze di condanne“.