Lo strano caso della casa dell’ex ministro Speranza ristrutturata dall’indagato di Fi

Nelle carte dell’inchiesta su Piro, il consigliere regionale in Basilicata, spuntano lavori nell’abitazione dell’ex titolare della Salute

Un caso che rischia di fare parecchio rumore, soprattutto se di mezzo ci va l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e Francesco Piro, consigliere regionale di Forza Italia, ma ingegnere e imprenditore della Basilicata. E che ci sarebbe di male? Niente se le cose fossero solo queste, il problema, scrive il giornale La Verità, è che il consigliere regionale è stato indagato e nelle carte risulta che tra i due ci fosse più di un’amicizia dovuta più che altro a situazioni poco chiare sui soldi e su una casa da ristrutturare a Roma.

L'ex Ministro
L’ex Ministro della salute Roberto Speranza (Ansa Notizie.com)

Nell’inchiesta portata avanti dal quotidiano La Verità ci sono intercettazioni e frasi che non depongono a favore di nessuno dei due, soprattutto nei comportamenti di Francesco Piro. «Vorrei chiuderla ’sta partita perché… hai capito… ma a che punto siamo? Abbiamo finito quasi, no?». Riporta La Verità “Roberto Speranza, il capo di Articolo 1 che ora vuole iscriversi al Pd, in quel momento era il ministro della Salute. Il suo interlocutore è Francesco Piro, ingegnere e imprenditore oltre che vulcanico consigliere regionale forzista in Basilicata, che nella sua biografia si definisce «un uomo al servizio della collettività“.

Piro aveva dei crediti con Speranza e chiede una mano a risolvere una situazione

Il deputato
L’ex ministro della salute Roberto Speranza (Ansa Notizie.com)

Il rapporto tra i due non è molto chiaro per questo i carabinieri si sono interessati immediatamente. Secondo i magistrati, Piro in quel momento (30 maggio 2020) starebbe ristrutturando,con un’impresa di costruzioni che controllava, l’appartamento romano del ministro Speranza. L’obiettivo del consigliere regionale era quello di realizzare il sogno tanto inseguito, l’ospedale unico di Lagonegro. Ma nell’ottobre 2022 il buon Piro viene arrestato con l’accusa di corruzione e tentata concussione su richiesta del pm antimafia di Potenza Vincenzo Montemurro. Un’accusa pesantissima. Tutto però viene smontato in poco meno di due settimane, con Piro che dai domiciliari torna in consiglio regionale.

Ma la ristrutturazione dell’appartamento del ministro viene seguito con interesse tanto che emerge che Piro, al di là dell’ospedale, avrebbe pure un altro obiettivo, ovvero mettere sotto pressione (farlo spostare?) il procuratore della Repubblica di Lagonegro Gianfranco Donadio, che pare lo segua da vicino. Durante un’intercettazione, Piro si sfoga con un suo amico facendo riferimento alla casa del ministro, tanto che i carabinieri riportano queste parole: «Io mi sono messo a disposizione, ci ho rimesso 30.000 euro, quindi mo’ mi serve una mano a me e me la dai […] chiamati a Bonafede e manda l’ispezione». E così gli agenti di Potenza cercano di ricostruire la chiacchierata. E scrive La Verità «Piro invocava l’intercessione del ministro Speranza affinché, con l’intervento dell’allora Guardasigilli Alfonso Bonafede, potesse inviare un team ispettivo nei confronti del procuratore Donadio, insinuato dal consigliere regionale di vessazioni nei suoi confronti». E i 30.000 euro che Piro vantava di aver messo sul piatto per la ristrutturazione li considerava «una sorta di credito», scrivono i carabinieri

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