Strage di Erba, Lavorino: “Rosa e Olindo non sono colpevoli. Ecco perché”

Il criminologo Carmelo Lavorino in esclusiva ai nostri microfoni: “In Italia non è semplice ottenere la revisione del processo”.

La strage di Erba potrebbe essere arrivata ad una nuova svolta. Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due in carcere per gli omicidi di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini, hanno chiesto un nuovo processo per la presenza di nuove prove oltre che di un testimone chiave. A confermare questa richiesta è stato direttamente l’uomo che, in una intervista rilasciata all’Adnkronos, ha ribadito la sua innocenza e quella della moglie.

Lavorino esclusiva
Il criminologo Lavorino in esclusiva ai nostri microfoni sulla stage di Erba – Notizie.com – Facebook/Ansa

Sicuramente tentare la revisione del processo è giusto, anche se in Italia ottenerla è difficilissimo – dice in esclusiva a Notizie.com il criminologo Carmelo Lavorino questo perché esiste una gabbia di ferro costruita dal legislatore attorno agli inquirenti e ai giudici che sbagliano“.

“Una cosa è certa – aggiunge l’esperto ai nostri microfoni – la strage di Erba è stata sicuramente, come ha scritto l’ottimo giornalista investigativo Edoardo Montoli, il grande abbaglio. E possiamo dire che di grandi abbagli in Italia ce ne sono veramente tanti“.

Lavorino: “La scelta contro Olindo e Rosa è stata a senso unico”

Rosa e Olindo
Per il criminologo Lavorino Rosa Bazzi e Olindo Romano non sono colpevoli. Ecco perché – Notizie.com – © Ansa

Il criminologo ai nostri microfoni ritorna anche su quanto successo a Erba e soprattutto spiega perché per lui Rosa e Olindo sono innocenti: “Non ho mai creduto alla colpevolezza dei due per una serie di ragioni: la pochezza e la contraddittorietà degli elementi contro, siano questi di natura scientifica, criminalistica e testimoniale; la metodologia investigativa obsoleta e a senso unico unita alle pressioni su alcuni testimoni; la scelta contro Olindo e Rosa a senso unico: il comportamento non condivisibile delle modalità dichiarative dell’unico testimone sopravvissuto, ed altro ancora“.

Ricordo che il giorno dopo la strage dichiarai che il modus operandi e la dinamica criminoesecutiva denotavano l’azione di soggetti malavitosi e vendicativi con abitudini criminali non italiane, a iniziare dallo sgozzamento delle vittime e dalla catena morte-bruciamento-cancellazione tracce-distruzione de un gruppo familiare“, conclude Carmelo Lavorino.

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