Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato per “Notizie.com” lo scrittore di “Alessandro Del Piero, l’ultimo atto di un campione infinito” Alberto Galimberti.
Quando hai deciso di scrivere questo libro? Quanto tempo hai impiegato per realizzarlo?
“Il 13 maggio 2012 è andato in scena l’ultimo atto di Alessandro Del Piero in bianconero. A dieci anni di distanza ho pensato fosse affascinante e doveroso tornare lì, sul luogo dove lo struggente addio si è consumato, la bellezza del calcio svelata, il senso nobile dello sport sublimato, per provare a raccontare ‘le gesta’ di Pinturicchio. Arduo è quantificare i mesi, le settimane e i giorni dedicati alla lettura e alla documentazione, alla stesura di bozze e alla scrittura del testo. Il tempo, alle volte, è elastico. Si restringe e dilata senza sforzo apparente. Mi piace pensare che l’idea del testo affondi le radici nella mia fanciullezza: ho ritagliato i ricordi e le emozioni di un adolescente per riversarli nero su bianco in un libro scritto da adulto; sfilandoli dall’oblio affinché rilucessero nel presente“.
In una sola parola. Chi è per te Alex Del Piero?
“Rispondere in una sola parola è dura, durissima. Concedimi almeno un pugno di righe. Campione esemplare, capitano fedele, calciatore ineguagliato, Alessandro ha convertito le reti in record, trasformato i traguardi in primati; ma soprattutto ha saputo stringere un legame speciale con i supporter bianconeri. Merito che procede oltre la vittoria di titoli e trofei, vale più della conquista di campionati e coppe”.
Sei giornalista, docente, collaboratore dell’Università Cattolica di Milano e scrittore. In quale ruolo ti senti maggiormente addentrato?
Di Alex Del Piero quali trovi sia stata la sua grandezza?
“L’umiltà. Dico sul serio: la cifra della sua grandezza riposa nell’umiltà. Oltre alle conclamate abilità tecniche – piedi educati, dribbling funambolici, micidiali colpi balistici: sintesi di un talento adamantino – Pinturicchio ha mostrato di possedere doti caratteriali altrettanto fondamentali: l’umiltà, appunto. E poi la serenità, la lucidità di giudizio e il carisma della leadership. Un bagaglio di valori umani che gli ha permesso di risalire la china, superando i frangenti più cupi, i periodi peggiori della carriera: le severe stroncature della stampa, il tremendo infortunio patito a Udine, l’umiliante declassamento in panchina, la discesa negli inferi della Serie B con le insegne da campione del mondo. Riportando in auge la Juventus e la propria stella a brillare nel firmamento calcistico internazionale dopo che si era eclissata“.
Il gol che tu ritieni il migliore in assoluto dal tuo punto di vista?
“Come si fa a rispondere esaustivamente? Bisognerebbe censire una a una le 289 marcature siglate in bianconero da Alex. Impossibile. Proviamo a isolarle alcune. Dalla sublime parabola arcuata che supera Toldo al destro potente e preciso di Tokyo che issa la Juventus sul tetto del mondo. Passando per il morbido tocco sotto di Bari dedicato a papà Gino al rigore da manuale trasformato a Genova che vale il titolo di capocannoniere. Senza dimenticare le reti che traguardano primati scolpiti nel marmo della Storia: la tripletta calata alla Fiorentina; il rocambolesco duecentesimo gol rifilato tra una fitta selva di gambe al Frosinone; il primo sigillo apposto allo Stadium: un tiro “alla Del Piero”, destro fulmineo e arrotato schioccato sotto l’incrocio dei pali, tanto per cambiare. L’astuta punizione vincente servita contro la Lazio; la michelangiolesca parabola insaccata nel sette contro l’Inter, a San Siro, con l’esultanza risolta in uno sberleffo. Eppure se dovessi individuare la migliore in assoluto, direi la rete segnata, con la casacca azzurra, nella semifinale mondiale contro la Germania, al Westfanlenstadion di Dortmund. La corsa da centometrista e il colpo da artista, il vigore atletico e il delicato tocco di palla, l’esultanza che riscatta gli errori di Rotterdam e incrocia, sugli spalti, il volto rigato dalle lacrime della moglie Sonia. Grazia sotto pressione, direbbe l’insuperato Ernest Hemingway“.
Trama del libro – Torino, Juventus-Atalanta. 13 maggio 2012. Va in scena l’ultimo atto di Alessandro Del Piero in bianconero. Dopo diciannove anni di onorata militanza, il capitano lascia la Juventus. Gioca, segna e saluta, con un giro d’onore unico nel suo genere. Da qui è possibile riavvolgere il nastro della vicenda umana e calcistica di Pinturicchio, passandone in rassegna gli snodi cruciali. Un viaggio tra luci e ombre, trionfi e sconfitte, umilianti panchine e pesanti errori riscattati da reti decisive e prestazioni monumentali. Campione esemplare, capitano fedele, calciatore forte e fragile insieme, Del Piero ha tramutato i gol in primati, i numeri in record, ma soprattutto ha saputo stringere un legame speciale con i tifosi. Merito che vale più della vincita di coppe e campionati, che procede oltre la conquista di trofei e titoli. Prefazione di Bruno Pizzul.
Autore: Alberto Galimberti.
Generi: Sport » Atleti e personaggi dello sport » Calcio , Storia e Biografie » Biografie Diari e Memorie » Sportivi.
Editore: Diarkos.