Il Grande Circo “prepara” Bella Ciao: ecco cosa dovrebbe fare il centrodestra

Un piano d’azione su scuola e cultura: la svolta casiniana di Guccini prelude all’assalto di Vip e influencer contro la destra, se oggi vincesse le elezioni

Francesco Guccini, senza nemmeno imbracciare la chitarra, ha scritto le parole di una delle sue canzoni più tristi, una ballata malinconica per la sinistra vecchia e stanca, aggrappata a un lontano passato come un avvinazzato al suo bicchiere di rosso, scrive La Verità. L’atroce parabola sta tutta lì, in un paio di frasi. E nel bizzarro spettacolo offerto dal grande cantautore, che si dichiara “un anarchico libertario” ammiratore di Pietro Nenni e poi si ritrova a dover votare Pier Ferdinando Casini solo perché il Pd glielo ha piazzato nel collegio di Bologna, a sfidare Vittorio Sgarbi. Eccola, la differenza tra i sogni e la realtà, misurata sull’arso terreno della campagna elettorale. Stupisce un filo che Guccini (da tanti amato per l’antica apertura della sua mente e la libertà dei suoi versi) pur di restare fedele alla linea del fu partitone rosso non sia disposto nemmeno a considerare il vulcanico Sgarbi, con cui senz’ altro potrebbe condividere la vocazione libertaria, e un robusto amore per l’arte.

L'attrice-cantante
L’attrice ma anche cantante italiana Elodie (Ansa)

Dispiace di vederlo fin troppo cementato nel ruolo di mostro sacro al servizio di una causa che sembra non appartenergli del tutto, a snocciolare commenti acidi su Meloni, Salvini e pure Gianluigi Paragone, che qualche volta ebbe l’ardire di suonare i suoi classici in tv. Riflettendoci bene, tuttavia, non c’è proprio nulla di cui sorprendersi, perché quell’ideologia funziona esattamente così: contagia, infetta anche i cervelli più splendenti. Impigrisce, l’ideologia, racconta storie che ammaliano e sono talmente potenti da annichilire la realtà: che cos’ abbia in comune il cantore in eskimo della rossa Bologna proletaria del tempo andato con i portavoce del super Stato neoliberale è impossibile da comprendere se non in una condizione di totale estraniamento dall’esistenza concreta.

Serve un piano per le scuole

Il poeta
Francesco Guccini il cantante poeta (Ansa)

Il vero metaverso, in fondo, è quello costruito dalla propaganda politica. E se per Guccini possono risultare dirimenti vecchie incrostazioni, per tantissimi e molto meno illustri suoi colleghi a contare è la convenienza. Non è nemmeno una brutale faccenda di soldi, è più una questione ambientale: l’intero sistema dei media e dell’intrattenimento è fondato sulla totale aderenza al pensiero dominante, ne è il principale alimentatore, e chi si chiama fuori ne ottiene in cambio l’oblio condito da qualche risata di scherno. Dunque si sono messi tutti in fila, i bravi soldatini, a lanciare anatemi contro la perfida destra e i populisti.

Nelle montagne russe della dignità si passa da Pif a Elodie, e si ode ovunque lo stesso pietoso ritornello: l’intellettuale come si deve sta col Pd, e non con altri, non van bene neppure i partiti cosiddetti antisistema perché bisogna evitare il ritorno del fascismo. Aveva ragione ieri Il Foglio (ogni tanto accade), per la penna di Andrea Minuz, a notare che per la scombinata truppa degli artisti organici (nel senso della raccolta differenziata, chiosiamo noi) la partita è comunque vinta. Qualora vincesse la destra, e se finissero in Parlamento pure gli alternativi, verrà montato il circo delle grandi occasioni. Sarà un quotidiano gridare al fascismo immaginario, ci sarà un (finto) regime a cui opporsi, e pazienza se quello che potrebbero costituire i liberal in caso di vittoria sarebbe molto, molto peggiore. Avremo tutti i talk show, tutti i giornali, tutti i concerti, i film e le serie tv uniti in una sola, enorme, Bella ciao collettiva. Non è una possibilità: è una certezza. Occorre, quindi, prenderne coscienza alla svelta per almeno due ragioni. In primis, qualunque “non sinistra” che capiti al governo dovrà essere pronta a una opposizione furibonda che sarà soprattutto (anzi, quasi esclusivamente) mediatica e culturale. 

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