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Politica

La piazza si divide su Draghi: c’è chi lo ama e chi lo vorrebbe a casa

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Francesco Gnagni

In tutta Italia in questi giorni stanno andando in scena manifestazioni a sostegno e contro il governo Draghi, mostrando un Paese pressoché diviso. 

(Ansa)

Da Milano a Torino e Roma, il centrosinistra prova a scendere in piazza per sostenere il governo Draghi, tra sit-in e flash mob, quasi sempre promossi da parlamentari o politici di area e con un numero ristretto di persone al loro fianco. Poi però, più volte in questi giorni sono apparsi, soltanto a poche centinaia di metri, dall’altro lato della piazza, i militanti del centro-destra, e in particolare di Fratelli d’Italia, che al contrario invocano il voto a polmoni pieni.

Una scena vista in numerose piazze italiane. Da una parte, bandiere europee, dall’altra italiana. A Torino in Piazza Palazzo di Città, a Roma in piazza San Silvestro, a Firenze in piazza della Signoria, riporta Il Giornale. Gli striscioni pro-Draghi sono dei veri e propri canti d’amore per SuperMario, e ad animare questi gruppi sono spesso attivista renziani di Italia Viva o calendiani di Azione. Uniti a singoli personaggi del Pd.

Lo sdegno di Fratelli d’Italia ai sit-in pro-Draghi

I meloniani di Fratelli d’Italia, però, alle serenate d’amore per Mr. Bce non ci stanno e chiedono di restituire la parola agli elettori di fronte al caos politico che sembra sempre più cifra fondante di questa legislatura, dal governo gialloverde agli amorosi sensi tra grillini e piddini, fino alla grande “ammucchiata” a sostegno dell’uomo dei “poteri forti”, Mario Draghi.

Per FdI, infatti, i problemi crescenti, dalla pandemia alla guerra alla crisi economica, chiedono un’azione di governo chiara e univoca, e per questo bisognerebbe pensare di istituire un governo legittimato dal voto popolare. Visto che il numero dei parlamentari grillini non corrisponde ormai più al sentimento reale all’interno del Paese. 

Così la critica ai 1300 “sindaci pro-Draghi” è presto servita. Meloni li ha definiti un fronte “senza pudore”. “Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo”, sono state le sue parole.

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Francesco Gnagni