Bayern Monaco, il portiere rivela: “Ho giocato da positivo al covid”

Rivelazione shock da parte del calciatore che nell’ultima stagione ha giocato in prestito al Sunderland: “Avevo vertigini e fitte al cuore”.

Sono stati due anni molto difficili, anche per il mondo del calcio. La pandemia ha condizionato la vita delle persone a tutti i livelli. Ovviamente lo sport non ha fatto eccezione. Dopo lo stop forzato dei campionati, dal momento della ripartenza i calciatori sono sempre stati tenuti sotto controllo per evitare. che si potessero formare dei focolai all’interno dei gruppi squadra. Eppure sono tanti i casi di società, in Italia e all’estero, che hanno dovuto fare i conti con decine di casi.

Thorben Hoffmann
Il portiere di proprietà del Bayern Monaco, Thorben Hoffmann, che ha giocato in prestito al Sunderland (Ansa)

La rivelazione di Hoffmann: “Dopo la quarantena subito in campo, ma…”

Nonostante l’allarme e i danni procurati dal coronavirus, non tutti i club si sono dimostrati meticolosi nel rispettare il protocollo. È il caso del Sunderland che, dopo anni di buio, al termine della stagione ha potuto festeggiare il ritorno in Championship. A poche settimane dal raggiungimento del traguardo, però, sono emersi dei dettagli che lanciano ombre sulla gestione del club in materia di pandemia. La rivelazione è arrivata da parte di Thorben Hoffmann, portiere tedesco in prestito dal Bayern Monaco: “Dopo una settimana di quarantena sono tornato subito in campo, ma il test rapido dava ancora esito positivo“.

Hoffmann Sunderland
Il portiere del Sunderland ammette di aver giocato da positivo al covid (Instagram)

A inizio 2022 l’estremo difensore, cresciuto nel settore giovanile del club bavarese, ha saltato le gare contro Wycombe e Lincoln per coronavirus, per poi tornare in campo per le successive 4 sfide di campionato (Football League One). “Avevo le fitte al cuore e le vertigini – ha spiegato Hoffmann in un’intervista rilasciata alla Bild – Mi mancava il respiro. I sintomi si sono aggravati dalla seconda partita in poi. Ho parlato con la dirigenza e ho detto che in quelle condizioni non avrei potuto giocare. Ho chiesto di essere sottoposto a degli esami, ma non li ho mai fatti. Niente test rapidi nemmeno prima delle partite. Avevo paura che potessi finire nella stessa condizione di Alphonso Davis, ma il club voleva che fossi più duro“. Da febbraio in poi il portiere non è mai più sceso in campo.

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