Gas, l’Italia prova a staccarsi dalla Russia: firmato un accordo decisivo

Per uscire dalla dipendenza della fornitura di gas con la Russia, l’Italia sta trovando vie alternative per l’approvvigionamento 

Le sanzioni contro la Russia hanno portato non pochi problemi agli stati europei e l’Italia non è da meno, soprattutto per diversificare la fornitura per il fabbisogno nazionale di gas. Ecco che l’accordo con il Congo potrà ridurre la nostra dipendenza da quello russo.

Nave metaniera adibita al trasporto di gas – Ansa foto

L’accordo sottoscritto ieri tra Italia e Congo per l’aumento della fornitura di gas dal paese africano alla nostra nazione, diminuisce la nostra dipendenza dal gas russo che ancora si attesta intorno al 30% con 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno. I ministri Di Maio e Cingolani, accompagnati dall’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, dopo un colloquio con il ministro degli Esteri congolese Jean-Claude Gakosso, hanno sottoscritto la dichiarazione d’intenti con il ministro congolese per gli idrocarburi, Bruno Jean Richard Itoua.

Cosa prevede l’accordo sottoscritto

L’accordo firmato ieri prevede, secondo una nota ufficiale dell’Eni, “l‘accelerazione e l’aumento della produzione di gas in Congo”, subito tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi/anno). Poi con l’esportazione di gas liquefatto che permetterà di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese. L’Italia che, come altri paesi europei, sta cercando di diversificare la sua importazione di gas per ridurre la dipendenza da quello russo, ha già firmato accordi con altri paesi del nord Africa per aumentare l’importazione: con l’Algeria nostro secondo fornitore e collegato alle coste italiane attraverso il gasdotto Transmed, ad esempio, le forniture saliranno dagli attuali 20 miliardi di mc/anno a quasi 30. Poi, altri 3 miliardi di metri cubi giungeranno dall’Egitto, dove non ci sono gasdotti e il fossile va trasportato via nave, metodo che ne aumenterà sicuramente i costi anche del 50%.

 

Impostazioni privacy