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Cronaca

Il Patriarca di Mosca Kirill torna a parlare, attaccando Bartolomeo e la Nato

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Francesco Gnagni

Dopo le polemiche divampate in Occidente nei giorni scorsi, il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill torna a parlare con una lettera al Consiglio mondiale delle Chiese, organismo ecumenico con sede a Ginevra di cui la Chiesa ortodossa russa dal 1961 fa parte.

Il Patriarca Kirill (Ansa)

Lo fa attaccando il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, primus inter pares del mondo ortodosso da diversi anni in rotta con la Chiesa di Mosca a causa del riconoscimento dell’autocefalia della Chiesa ucraina, e chiedendo alle forze ecumeniche cristiane di sostenere la sua “causa”, che a conti fatti coincide con quella di Putin e della Russia. Una visione certamente articolata e complessa della storia del mondo che culmina tuttavia nei tragici fatti ucraini a cui il mondo sta assistendo, e che non è ancora chiaro a cosa possano portare.

La nuova lettera di Kirill e l’attacco alla Nato

Nei giorni scorsi il segretario generale ad interim Iaon Souca aveva inviato un appello al Patriarca di Mosca perché alzasse anche lui la sua voce per invocare la fine del conflitto. Come lui, molti altri esponenti del mondo ortodosso e del mondo cristiano ucraino avevano provato ad avanzare nei suoi confronti la stessa richiesta di diventare attore di pace nei confronti del Cremlino. La risposta del Patriarca sembra però purtroppo, almeno al momento, andare in tutt’altra direzione. 

“Questo conflitto non è iniziato oggi”, spiega Kirill nella lettera riportata dall’agenzia stampa dei vescovi italiani Sir. Per il Patriarca di Mosca “le origini del confronto risiedono nei rapporti tra Occidente e Russia“, in particolare dopo che negli anni novanta “alla Russia era stato promesso che la sua sicurezza e dignità sarebbero state rispettate”.

Ma poi per il Patriarca è accaduto che, “col passare del tempo, le forze che consideravano apertamente la Russia come loro nemica si avvicinarono ai suoi confini. Anno dopo anno, mese dopo mese, gli Stati membri della Nato hanno rafforzato la loro presenza militare, ignorando le preoccupazioni della Russia che queste armi un giorno potessero essere usate contro di essa”.

In sostanza, le forze politiche secondo la visione del capo della Chiesa di Mosca avrebbero lavorato in tutti questi anni per “rendere nemici i popoli fraterni russi e ucraini e non hanno risparmiato sforzi, né fondi per inondare l’Ucraina di armi e istruttori di guerra”. La per Kirill “la cosa più terribile non sono le armi, ma il tentativo di rieducare, di trasformare mentalmente gli ucraini e i russi che vivono in Ucraina, in nemici della Russia”.

Per Kirill il conflitto in Ucraina è parte di una strategia geopolitica

Così nella lettera il Patriarca afferma che “la russofobia si sta diffondendo nel mondo occidentale a un ritmo senza precedenti“, e da lì parte la dura accusa verso Bartolomeo, che a suo avviso starebbe perseguendo lo stesso fine dal 2018 in poi. Per Kirill, dal 2014 la voce della popolazione filo-russa residente nel Donbass sarebbe stata messa a tacere di fronte alla richiesta del “proprio diritto a parlare la lingua russa, chiedendo il rispetto della propria tradizione storica e culturale”.

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“Questo tragico conflitto è diventato parte della strategia geopolitica su larga scala, è l’analisi di Kirill, che riconduce al tentativo di “indebolire la Russia”. Culminato con l’imposizione delle “sanzioni economiche alla Russia che saranno dannose per tutti“, che “rendono palesemente ovvie le loro intenzioni: portare sofferenze non solo ai leader politici o militari russi, ma in particolare al popolo russo”.

La lettera di Kirill conclude tuttavia con una preghiera in cui esterna il desiderio di giungere al più presto a “una pace duratura e basata sulla giustizia”, con a richiesta ai membri del Consiglio ecumenico delle Chiese destinatari della lettera “di condividere questa preghiera con la Chiesa ortodossa russa”, nella speranza che “possa rimanere una piattaforma per un dialogo imparziale, libero da preferenze politiche e da un approccio unilaterale”.

Il Patriarca Kirill (Ansa)

Dopo un primo approccio che sembrava essere più neutro e imparziale, in Occidente c’è chi ha immaginato che il Cremlino possa avere esercitato una pressione sul religioso, dopo che gran parte del mondo ortodosso aveva lui chiesto in realtà di prendere una posizione di pace all’interno del conflitto, che avrebbe a sua volta messo in un angolo persino Putin. Così non è stato, e difficilmente si sarebbe immaginato una presa di posizione del genere, visto l’impianto storico del legame che intercorre tra la Chiesa ortodossa russa e l’autorità politica di Mosca. 

Persino durante l’Unione Sovietica Stalin, che pochi sanno essere stato un ex seminarista che sognava da bambino di diventare patriarca della Georgia, decise di fare una sua Chiesa. Kirill crebbe da giovane nel gruppo dei metropoliti di Stalin, e con la caduta del comunismo la Chiesa ortodossa ha fornito un grande sostegno ideologico all’idea della nuova Russia. Ma di fatto la Chiesa ortodossa russa non è tutta favorevole alla guerra in Ucraina, e in questi giorni ci sono molti sacerdoti che si stanno esprimendo contro il conflitto, a costo di essere subito dopo emarginati.

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Ora però in futuro il Vaticano sta lavorando per un nuovo incontro con Kirill dopo quello del 2016, anche se dopo le dichiarazioni emerse nella scorsa settimana, al termine della divina liturgia celebrata nella domenica del perdono, al di là delle semplificazioni giornalistiche rendono la distanza tra i due sempre più abissale. Nella speranza, tuttavia, mai sopita di un possibile punto di mediazione.

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