Le parole di Putin hanno spazzato via in un colpo solo un secolo di storia russa, ma non è la prima volta. E sono servite a delineare il suo vero pensiero.
Nel suo lungo discorso alla nazione in cui ha annunciato la decisione di riconoscere le repubbliche separatiste del Donbass, il presidente russo Vladimir Putin ha sostenuto, come già in passato, che l’Ucraina sarebbe stata una creazione dell’ex Capo del Governo dell’Unione Sovietica Lenin, e che in questo modo avrebbe “strappato territori che non le appartenevano” alla Russia.
L’attacco di Putin al padre dell’Urss
Per “capire la criticità di oggi” Putin ha affermato che “è importante risalire agli antefatti della questione”, ovvero al fatto che “l’Ucraina è stata creata dalla Russia”, e che nello specifico “fu Lenin a chiamarla in questo modo”, in quanto “suo creatore e architetto”. Il nocciolo del discorso di Putin indica che, a suo avviso, la creazione dell’Ucraina moderna non è stato altro che “un errore” del leader bolscevico.
La stessa tesi era già stata esposta lo scorso dicembre dopo il discorso di fine anno, in un lungo articolo intitolato “Sull’unità storica di russi e ucraini” in cui criticava la costruzione dell’Urss operata da Lenin nella forma di uno stato come federazione di repubbliche con proprie identità etno-culturali.
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Un altra accusa fondamentale di Putin riguarda l’affermazione nel 1924 del diritto delle repubbliche di separarsi liberamente dall’Unione, definendola “una pericolosa bomba a orologeria”, che portò cioè all’Atto d’indipendenza con il quale il Parlamento ucraino dichiarò l’Ucraina uno Stato indipendente e democratico, nell’agosto 1991, da Mosca. Un secondo errore di Lenin fu per Putin, infine, l’integrazione nel perimetro ucraino di territori come il Donbass, la Bucovina, la Transcarpazia, la Crimea.
A conti fatti l’analisi di Putin è stata un tentativo di “giustificare” la guerra in Crimea scoppiata nel febbraio 2014 per mano del governo russo, in reazione all’esautoramento del presidente ucraino, Viktor Janukovich, e del suo governo da parte del Parlamento ucraino dopo le manifestazioni dell’Euromaidan che criticano la svolta filorusso dell’esecutivo.
Il vero obiettivo celato dietro le parole di Putin
Di fatto, però, si è trattato di un vero schiaffo al padre del socialismo reale sovietico, colpevole a suo dire di avere trasformato l’Ucraina in una “schiava dei padroni occidentali”, e di una candidatura da parte dello stesso Putin a governatore della Russia per i prossimi 14 anni, con la modifica della norma sul limite dei due mandati nella Costituzione russa che punta a farlo rimanere in carica fino al 2036.
La sua è la costruzione di una pensiero nazionalista e propriamente revanscista, che guarda all’Ucraina non come a una nazione indipendente ma come un incidente della storia, da recuperare con la forza.
Il problema ora è che verrà lui presto presentato il conto, quello di sanzioni commerciali durissime, ricordandogli che la politica e la storia nel ventunesimo secolo non si compie più con i carri armati, e con le occupazioni territoriali. Ma con la volatilità dei mercati e l’immaterialità della finanza, con il potere soft della persuasione pubblica e non con quello hard dell’autoritarismo militare.
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