Benedetto XVI pubblica la lettera in cui risponde alle accuse sugli abusi

La si attendeva da giorni, e finalmente è arrivata. La lettera con cui il Papa emerito Benedetto XVI ha definitivamente risposto alle accuse nei suoi confronti, di avere coperto abusi del clero, suona come un vero e proprio testamento spirituale. 

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(Ansa)

Le sue parole, cariche di profondità e di dolore, suonano in una maniera inedita e toccante, vista l’età del Papa emerito e la sua figura che si staglia come un gigante della storia del Novecento. Quella di uno dei più grandi teologi del secolo precedente, e di un uomo che ha abbandonato la Cattedra di Pietro come nessuno aveva fatto prima di lui nella storia bimillenaria della Chiesa.

A seguito delle contestazioni che si sono state poste nelle scorse settimane dalla Chiesa della sua Germania, o meglio dell’arcidiocesi bavarese che ha guidato prima di diventare Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, e poi Pontefice, Ratzinger aveva assicurato che presto avrebbe offerto la sua risposta, in cui avrebbe esplicitato ancora una volta la sua versione dei fatti. Così è stato.

Il testamento spirituale di Ratzinger nella dolorosa lettera

Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito)”, è il finale della toccante missiva.

Dove ha spiegato di commuoversi in modo particolare per il fatto “che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono”. E che si domanda, dolorosamente, “se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa”.

“In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade”, scrive Benedetto XVI.

“Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”.

Il dolore e i ringraziamenti verso chi gli è stato vicino

È la lettera di un uomo che respinge gli attacchi ma che non ha paura di farsi carico di ogni colpa, qualora abbia commesso leggerezze. Le accuse parlano di comportamenti erronei per non aver agito in quattro casi mentre guidava la diocesi bavarese, dal 1977 all’inizio del 1982. In particolare, lo si incolpa di avere mentito sulla sua presenza a una riunione del 15 gennaio 1980 durante la quale si sarebbe deciso di impiegare un sacerdote abusatore in una attività pastorale.

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La sua risposta è un respingimento di tutte le accuse, con una puntale smentita dei fatti in allegato offerta dai suoi legali, che pubblicheranno in seguito alla lettera redatta dal Papa emerito in persona. Non era stato Ratzinger a dire di non essere stato presente in quella riunione, ma i suoi collaboratori. Anche perché di quella riunione il Papa aveva già parlato nelle sue biografie. Tuttavia Ratzinger ignorava che il sacerdote di cui si era parlato in quel fatidico incontro fosse accusato di abusi.

Oltre a questo, il Papa emerito ha sottolineato che in quella occasione non si è deciso di destinarlo a qualche attività pastorale, ma di mandarlo in terapia in un’altra città. Che è molto diverso. Le parole di Ratzinger, in cui spiega nel merito la sua posizione, sono inequivocabili. Al termine di queste, ha ringraziato chi gli è stato vicino in queste settimane, in particolare papa Francesco. Senza farsi mancare una stoccata verso coloro che hanno provato a strumentalizzare il documento per attaccarlo.

Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo“, ha scritto il Papa emerito. Aggiungendo che “tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente”.

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Poi, sul finale, la riflessione più profonda di tutta la lettera. Quella in cui si fa carico del dolore per le vittime di pedofilia, e dove affronta il tema teologico del perdono e infine della morte, e del giudizio divino. “In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”, scrive Ratzinger. Ricordando le parole dell’evangelista Giovanni all’inizio dell’Apocalisse: “Egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: Non temere! Sono io…

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