Ucraina, l’appello di Papa Francesco. Poi il paragone con l’Olocausto

L’appello di Bergoglio per la risoluzione del conflitto in Ucraina: “Le preghiere che oggi si levano al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra”

papa francesco aula paolo vi
(Ansa)

Oggi si celebra oggi la giornata di preghiera indetta dal Papa per la situazione ucraina, dove la crisi internazionale fa presagire l’ipotesi del conflitto. “Vi invito a pregare per la pace in Ucraina, e a farlo spesso nel corso di questa giornata: chiediamo con insistenza al Signore che quella terra possa veder fiorire la fraternità e superare ferite, paure e divisioni”. Sono le parole che Francesco ha pronunciato al termine dell’udienza di oggi in Aula Paolo VI.

“Abbiamo parlato prima dell’Olocausto ma pensate che più di cinque milioni sono stati annientati durante il tempo dell’ultima guerra. È un popolo che ha sofferto la fame, ha sofferto tanta crudeltà e merita la pace”, ha continuato il Papa invitando a contemplare il dolore che a cui porta la guerra.

L’appello del Papa per la pace in Ucraina

“Le preghiere e le invocazioni che oggi si levano fino al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte”, erano le parole con cui domenica scorsa Francesco ha lanciato il suo appello nella Giornata di preghiera per la pace in Ucraina da lui chiesta ai fedeli di tutto il mondo, al termine dell’Angelus.

Per favore, mai la guerra! Preghiamo per la pace con il Padre Nostro, è la preghiera dei figli che si rivolgono allo stesso Padre, è la preghiera che ci fa fratelli, è la preghiera dei fratelli che implorano riconciliazione e concordia”, è stato il grido accorato di Bergoglio.

Al termine dell’Angelus, domenica scorsa Francesco aveva infatti spiegato di seguire: “con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste”. Da qui, il suo “accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte”.

Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli”, era stata la considerazione del Papa, rimarcata oggi davanti ai fedeli accorsi in aula Paolo VI per partecipare all’udienza, dedicata ancora oggi alla figura di San Giuseppe, e alla sua particolare caratteristica di essere “uomo che sogna”.

L’udienza del Papa sulla figura di San Giuseppe “uomo che sogna”

“Molte volte la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione. Pregare, in quei momenti, significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare. Infatti, molto spesso è la preghiera che fa nascere in noi l’intuizione della via d’uscita“, ha spiegato il Papa durante l’udienza.

“Il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo. Non ci butta nel forno, da soli, tra le bestie. Il Signore quando ci fa vedere un problema ci dà sempre l’intuizione, l’aiuto, la sua presenza per uscire e per risolverlo”. ha continuato Francesco a braccio, come suo solito, uscendo dal protocollo.

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“Nella vita facciamo esperienza di pericoli che minacciano la nostra esistenza o quella di chi amiamo. In queste situazioni, pregare vuol dire ascoltare la voce che può far nascere in noi lo stesso coraggio di Giuseppe, per affrontare le difficoltà senza soccombere“. Per questo il secondo appello del Papa è alla preghiera.

“La potenza della preghiera fa entrare la luce nelle situazioni di buio. Penso in questo momento a tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare. San Giuseppe possa aiutarle ad aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e pace. Penso ai genitori che hanno i figli malati, anche con malattie permanenti, quanto dolore…. Genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli, come gestire questo, e accompagnare i figli, e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio”.

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Il pensiero di Francesco in questo frangente si poi rivolto verso le difficoltà di tanti genitori. “Genitori che vedono i figli che se ne vanno, con la malattie, e anche, i più tristi, ragazzi che fanno ragazzate e finiscono in incidenti con la macchina… i genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola e non sanno come fare. Tanti problemi dei genitori, pensiamo a come aiutarli”.

A questi genitori Francesco ha detto: “Non spaventatevi. C’è dolore, tanto, ma pensate a come ha risolto i problemi Giuseppe. Mai condannare un figlio“.  Bergoglio ha poi riportato alla mente alcuni ricordi legati all’Argentina. “A me faceva tanta tenerezza a Buenos Aires, quando col bus passavo davanti al carcere e c’era la coda delle persone che dovevano aspettare per visitare i carcerati. E c’erano le mamme… mi faceva tanta tenerezza, questa mamma davanti al problema di un figlio che ha sbagliato ed è carcerato e non lo lascia solo, ma ci mette la faccia e lo incoraggia. Mamme e papà che accompagnano sempre i figli… chiediamo che tutti abbiano questo coraggio…”

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“La preghiera – ha concluso il Pontefice – però non è mai un gesto astratto o intimistico, con questi gesti spiritualistici più gnostici che cristiani, la preghiera è sempre indissolubilmente legata alla carità. Solo quando uniamo alla preghiera l’amore per il prossimo riusciamo a comprendere i messaggi del Signore. Giuseppe pregava, lavorava e amava… che cose belle per i genitori… per questo ha ricevuto sempre il necessario per affrontare le prove della vita”.

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