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Economia

Taglio del cuneo e riduzione dell’Irpef per stipendi più alti: ecco il piano della Meloni

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Daniele Magliocchetti

Una linea e un obiettivo sul quale il Presidente del Consiglio non transige e va avanti a testa bassa con il ministro Giorgetti

Da tempo lo dice, lo pensa fin da prima di arrivare al Governo e lo vuole fare con tutta la forza e la volontà di cuoi dispone. Per Giorgia Meloni mantenere il taglio del cuneo fiscale per il 2024, ridurre l’Irpef e dare agli italiani e ai lavoratori più soldi e più possibilità per riprendere e riprendersi la propria vita e soprattutto semplificarla, è la base per la ripartenza. Le fondamenta. Certo non sarà facile, visto quanto sta accadendo in economia e sui freni che ci sono al momento, ma lei e il suo Governo sono convinti e ci provano. E si parte dalla conferma del taglio del cuneo fiscale “per tutto il 2024“, l’obiettivo principale della prossima legge di Bilancio.

Il presidente del Consiglio Meloni e la volontà di tagliare il cunero fiscale (Ansa Notizie.com)

E’ quello che si è prefissata la Premier e non intende arretrare di un millimetro. Adesso bisognerà vedere se ci riuscirà o meno, ma con il ministro Giorgetti stanno lavorando proprio per arrivare al traguardo e di non avere ostacoli lungo il cammino. Si potrebbe cominciare, e già sarebbe un primo modo per cominciare a far respirare aziende e lavoratori, da una prima riduzione dell’Irpef. E lo si può fare “dall’estensione ad un numero maggiore di contribuenti dell’attuale prima (e più favorevole) aliquota del 23% per cento“. Un’indicazione arrivata direttamente dal vice-ministro dell’Economia Maurizio Leo, colui che sta dirigendo la riforma fiscale, lo stesso che è convinto e spinge per tagliare il cuneo fiscale anche per il 2024.

Abbassare di tre-quattro punti le aliquote dei contribuenti

Un modulo della dichiarazione dei redditi (Ansa Notizie.com)

Il viceministro Leo non è rimasto solo sul taglio, ma ha anche cercato di spiegare e spingersi oltre, tanto che sta provando a lavorare sulla riduzione contributiva di 6-7 punti per i lavoratori dipendenti, spiegando che i soldi in più messi nelle tasse vengono in parte “mangiati dall’aliquota fiscale“. Ed è anche su questo che si agirà. Per questo, partendo dalla situazione legata all’Irpef e alle aliquote e alla pressione che esse generano, si sta pensando di “alleggerire il prelievo, una cosa che dovrebbe riguardare non solo i dipendenti ma la generalità di tutti i contribuenti, almeno fino a una certa soglia.

Ma non è tutto. Il viceministro dell’Economia ha parlato di “aumentare il primo scaglione di reddito per le fasce più basse“. L’idea è accorpare i primi due scaglioni: ora si paga il “23 per cento su quello che arriva a 15 mila euro l’anno” e il 25 da questa soglia fino a quella dei 28 mila euro”. Ritoccando l’aliquota più bassa, le altre non si toccherebbero, ovvero 35 per cento fino a 50 mila euro e 43 per cento al di sopra di questo importo. Le aliquote scenderebbe così da quattro a tre. Secondo i dati dalle dichiarazioni fiscali i contribuenti con un reddito tra 15 mila e 28 mila euro sono quasi 14 milioni e dentro sono considerati pensionati e lavoratori autonomi.

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Daniele Magliocchetti