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Cronaca

Scuola, presto si riparte. Giannelli (Anp) a Notizie.com: “E’ la Cenerentola del servizio pubblico, vi dico perchè”

Published by
Luigia Luciani

Ultimi scampoli di vacanze per gli studenti italiani, poi la campanella tornerà a suonare. Con quali prospettive? Con quali problematiche? Notizie.com lo ha chiesto ad Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi

Manca poco, pochissimo alla ripresa della scuola. Dai bimbi più piccoli, agli studenti che con quest’anno scolastico si appresteranno a preparare la maturità, tutti torneranno dietro i banchi.

Scuola si riparte, Giannelli (Anp) a Notizie.com, foto Notizie.com

Il suono della campanella è dietro l’angolo. E per  ogni rito che si ripete, non mancano gli aspetti positivi come quelli critici. Notizie.com ha voluto così chiedere ad Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, quali siano le principali problematiche con cui docenti e studenti dovranno confrontarsi sin dal primo giorno. A cominciare dal tema “insegnanti di sostegno”, perchè questa mattina in un articolo pubblicato da Il Messaggero si leggeva “Chi ride, chi piange e chi va alla guerra come gli insegnanti di sostegno traditi dall’algoritmo “istruito” in maniera tale da metterli in coda proprio quando assaporavano legittimamente il passaggio in ruolo”.

“Scuola, Cenerentola del servizio pubblico”ci ha detto in esclusiva Antonello Giannelli, e nell’intervista ha spiegato tutti i perchè di questa severa, ma realistica, definizione.

Scuola, presto si riparte. Giannelli (Anp) a Notizie.com: “E’ la Cenerentola del servizio pubblico, vi dico perchè”

Antonello Giannelli, Anp, sulla ripresa della scuola a Notizie.com, foto Notizie.com

Presidente Giannelli, per fortuna ci risiamo! Ma con quali vecchi e nuovi e problemi? Cosa succede ai docenti di sostegno?

“Intanto che esiste un problema di fondo: pochi docenti specializzati per il sostegno. Quindi si ricorre spesso ad alchimie e funambolismi per trovare insegnanti di sostegno appunto, e poi alla fine si impatta contro la scarsa disponibilità. Al sud il problema è meno presente, mentre al nord c’è forte penuria. Discorso che si ripete con  i docenti di discipline del gruppo tecnico scientifico. A volte ciò dipende dal fatto che i laureati in quel tipo di specializzazioni, trovano lavoro (meglio retribuito o inquadrato) nel settore privato. Nel mondo della docenza la prospettiva di carriera è quasi inesistente, la dinamica retributiva poco allettante. Tra inizio carriera e fine carriera la differenza nello stipendio è minima, nonostante gli anni maturati in servizio”. 

Nei meccanismi di selezione, viene messo sotto accusa l’algoritmo. Ovvero?

“Appunto, un meccanismo che serve per fare selezione, per individuare le persone che verranno nominate in una scuola a seconda della diversa area geografica. Vede, nel mondo del lavoro “normale”, quando si assume qualcuno, si tiene conto di determinati fattori (competenze in primis). Nel mondo della scuola ci si basa sul voto di laurea, sul numero di supplenze messe insieme. Si tiene poco conto della qualità delle persone, e questa è la critica principale che rivolgiamo anche noi dall’Associazione nazionale presidi. Ovviamente non da ora aderiamo a questa critica sulla composizione delle graduatorie”.

Problema atavico, mi pare di capire. Che andrebbe risolto come?

“Semplice: si dovrebbe procedere per assunzione diretta da parte delle scuole, va tenuto conto della preparazione delle persone, della competenza dei docenti. Capita, per fare un esempio pratico, che in una scuola non venga riconfermato un supplente che invece sia stato molto apprezzato nel precedente anno scolastico. Questa è una doppia sconfitta: per l’istituto che perde un valido elemento e per l’insegnante stesso che smette un percorso avviato. Insomma siamo alle prese con lacune strutturali, che ripeto non verranno colmate, fino a quando non si procederà ad assunzione diretta. Ogni anno, per fare ancora un esempio, ci troviamo davanti a 30/40 mila unità da rimpiazzare a causa dei pensionamenti. Quindi si crea il famoso esercito dei precari da stabilizzare”.

Per mancanza di fondi?

“Per mancanza di volontà. Perchè nei decenni ci siamo convinti che quella sopra citata, sia la forma migliore di fare selezione nella scuola per quanto riguarda il corpo docenti. Di conseguenza capita non si riescano a nominare insegnanti più motivati, più preparati, più bravi. Ci si affida al caso…E’ irrazionale! Quando invece la spinta fondamentale per assumere, dovrebbe essere la motivazione. E aggiungo un altro elemento di riflessione…”

Quale?

La rinuncia alla formazione sul campo, l’aggiornamento sul posto di lavoro nella scuola è aleatorio o inesistente. Le competenze restano così cristallizzate, ci si affida alla buona volontà del singolo individuo. La capacità di stare al passo coi tempi, farebbe invece la differenza”.

Ok, quadro desolante. Insegnanti non tutti presenti al primo giorno di scuola, esercito di precari, e mense non attive spesso per tutto il mese di settembre. Le famiglie ne risentono ai fini organizzativi. Perchè accade ogni anno?

“Per quanto riguarda il servizio mensa, immagino dipenda dall’esigenza del contenimento dei costi. Anche qui, con differenze evidenti ed eclatanti tra nord e sud del Paese. Al nord più nidi, più tempo pieno, più servizi. In generale la frattura nella qualità dei servizi si riflette anche nella scuola, ecco perchè parlo di Cenerentola del servizio pubblico“.

Se da anni la scuola italiana è alle prese coi soliti problemi, vuol dire che la politica non ha voglia di risolverli. Giusto?

“Certo perchè i problemi della scuola non si risolvono in una stagione. Gli esempi virtuosi di Finlandia e Corea del Sud ce lo dimostrano. Per cambiare passo in Italia, come nei paesi occidentali, serve una pianificazione di 20 anni. Ecco perchè la politica non è interessata: di media ogni anno si pensa ad una tornata elettorale. La prospettiva dei 20 anni per un politico è sconfortante”.

Mi aggiunga un’ultima, imprescindibile riflessione pensando ad una scuola italiana diversa, migliore. 

“Rinnovo dell’impostazione didattica. Siamo ancora alle prese con la riforma Gentile, che risale però a 100 anni fa. Oggi abbiamo una scuola di massa, perchè più frequentata. Va ripensato il modo di insegnare, senza immaginare la scuola come unico luogo per fare “vigilanza” sui nostri ragazzi. Formare, educare, e non solo vigilare. Riuscire ad essere in sintonia con la tecnologia, per sfruttarne al massimo le potenzialità”