Elezioni, ora gli Stati Uniti puntano sulla Meloni

La democratica e diplomatica di grande esperienza Nuland ha così messo in riga il dipartimento di Stato e il desk europeo della Cia

Ora che il vento di centrodestra soffia forte verso Palazzo Chigi con Giorgia Meloni premier in pectore, le cancellerie di Parigi e Berlino hanno inserito la retromarcia sull’abbondante veleno versato durante la campagna elettorale italiana. Anche da Washington, dopo le fake news messe in giro sulle operazioni clandestine della Russia in 120 Paesi, è arrivato uno stop ai pregiudizi su un possibile governo italiano di centrodestra. A premere per togliere dai sospetti l’Italia è stata una diplomatica di grande esperienza come Victoria Nuland, attualmente sottosegretaria USA per gli Affari politici, la quale, nel suo lungo cursus honorum, ha servito ben cinque presidenti e undici segretari di Stato.

La Leader
La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (Ansa)

La democratica Nuland ha così messo in riga il dipartimento di Stato e il desk europeo della CIA, sottolineando non solo che nel dossier non si parlava di partiti italiani, ma che la carta Meloni può essere importante per la Casa Bianca, non essendovi dubbi sulla chiara appartenenza atlantica di Giorgia.

Gli Usa sperano in una vittoria forte della Meloni

Il simbolo
Una delle sedi di potere più importanti e influenti degli Stati Uniti (Ansa)

L’idea di fondo è che sia meglio una Meloni forte, che balla da sola, e dunque stabilizzante, anziché costretta a fare compromessi con Salvini e Berlusconi, considerati amici «dell’odiato Putin». A favore di Giorgia premier, per gli Usa gioca anche l’atavica diffidenza, reciproca, verso gli euroburocrati di Bruxelles, un atout importante per insidiare, secondo Washington, l’asse Francia-Germania. Magari è proprio questa la ragione dell’accesa avversione di Berlino e Parigi per la Meloni e il suo centrodestra nelle prime settimane di settembre.

Una arrogante campagna offensiva alimentata soprattutto dal Nazareno con nomi e cognomi precisi: Enrico Letta, Paolo Gentiloni e Franco Bassanini, da sempre – e per ragioni che un giorno bisognerà pur chiarire – pappa e ciccia soprattutto con la Francia, ma anche con la Germania. In loro compagnia Andrea Orlando che, con la devota Francesca Bria, a tempo perso piazzata nel Cda della Rai e moglie dell’intellettuale bielorusso Evgenij Morozov, ha tenuto rapporti intimi con Berlino, favorendo così le scorribande di Letta junior con il cancelliere tedesco Scholz e con il presidente del partito socialdemocratico-Spd. Proprio quest’ultimo, imbeccato dal segretario piddino, ha parlato del rischio della scivolata «postfaschistischen» in Italia, seguito, qualche giorno dopo, dall’infelice minaccia della maestrina Ursula von der Leyen.

Impostazioni privacy