Ecco chi davvero ci guadagna con la guerra

Nella settimana successiva all’invasione dell’Ucraina, il grano è aumentato del 39%, il mais del 17% e la soia del 6%

Una domanda che si fanno in tanti, ma che in pochi sono capaci di rispondere. Ma la guerra a chi porta dei vantaggi, chi ne sta approfittando di questa escalation da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. “Tutte le guerre sono combattute per denaro”, diceva Socrate, e si può aggiungere che portano denaro. Tanto denaro. Non si tratta solo dei produttori di armi e dell’industria bellica in generale, scrive il Giornale. L’altro volto dei conflitti è la speculazione. Il primo pensiero va alle materie prime, al boom dei prezzi del grano e del mais, ai rincari del pieno di benzina, alle bollette con cifre stellari. Ma nell’epoca della finanza digitale globalizzata fanno affari anche i fondi di investimento, i broker abili a maneggiare obbligazioni e derivati, le piattaforme dove si scambiano le criptomonete. Quello che accade quando riempiamo il carrello della spesa o andiamo al distributore di benzina è condizionato dai movimenti sui mercati, dal gioco di spregiudicati investitori.

Il piano di Mosca per aggirare le sanzioni
Vladimir Putin (Ansa Foto)

Guardiamo a quanto succede ai cereali. L’Ucraina con la Russia controlla il 28% degli scambi internazionali, con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% del mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% degli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate). I futures (contratti assicurativi derivati) su queste materie prime indicano che l’aumento dei prezzi è fuori controllo. Nella settimana successiva all’invasione dell’Ucraina, il grano è aumentato del 39%, il mais del 17% e la soia del 6%. Significa che chi ha comprato prima della guerra e ora vende sta facendo affari d’oro.

I prezzi aumentano e a pagare il conto sono agricoltori e consumatori

I guadagni degli speculatori sono stati denunciati di recente anche dal ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli: “Si sente parlare di carestia per il conflitto ucraino, ma in Europa i prodotti alimentari ci sono. Non vengono immessi sul mercato perché c’è attesa di un aumento dei prezzi, sono fenomeni speculativi“. Il blocco delle spedizioni di grano dai porti del mar Nero ha alimentato l’interesse della speculazione sul mercato delle materie prime agricole, dove le quotazioni, spiega Coldiretti, dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti future uno strumento su cui chiunque può investire, acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto.

A pagare il conto sono agricoltori e consumatori. Il risultato è stato un balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale. i prezzi del gas Quanto al gas, l’uscita dalla pandemia e la ripresa dell’attività industriale ha potenziato la domanda di energia. A questa situazione si sono aggiunte le preoccupazioni per l’evoluzione del conflitto in Ucraina e la prospettiva di un blocco delle forniture. Altro fattore è che il gas viene scambiato sui mercati finanziari tramite derivati. Le quotazioni del gas oscillano al pari delle azioni di una qualsiasi società. Sulla Borsa di Amsterdam, dove ha sede il più importante mercato di scambio del gas europeo, sono gestiti i contratti. A influenzarli, da quando è scoppiata la guerra, non è la quantità della materia prima a disposizione ma la paura che ci possa essere un blocco delle importazioni.

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