Lavenia: “Basta con queste challenge, una tendenza che può costare la vita”

Parla lo psicologo esperto anche di dipendenze tecnologiche: “Tuteliamo i nostri figli, non diamo il cellulare senza controllo prima dei 14 anni”

L’ultima challenge che ha visto un ragazzino di 14 anni rischiare la vita e finire in terapia intensiva è stata davvero troppo. Con molta probabilità siamo di fronte a un’altra sfida sui social. Una challenge in diretta su TikTok che si è trasformata in un dramma, con un adolescente che si è ustionato in diretta e riportando gravi ustioni e che adesso è ricoverato all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Ma perché sono i ragazzi, pur conoscendone ormai la pericolosità, continuano a cedere al fascino delle challenge? E, soprattutto, come tutelare i nostri figli, dai pericoli della vita online? “Non c’è una risposta univoca. La sfida, l’emulazione, il senso di onnipotenza sono temi ricorrenti per gli adolescenti“, premette Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta, docente universitario e Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP e Cyberbullismo).

Dottore Lavenia Cyberbullismo
Il dottor Giuseppe Lavenia ha parlato di Cyberbullismo e dipendenze digitali (Instagram)

E’ importante giocare d’anticipo. Le “sfide online” vanno a colpire in particolare ragazzi sotto i 14 anni, una fascia più piccola rispetto a ciò che abbiamo visto in passato. – continua l’esperto –. A questa età i ragazzi sono molto più vulnerabili. Il loro sistema limbico, sede dell’emotività e dei comportamenti, non è ancora completamente formato, per questo tendono a essere più impulsivi e non hanno l’esatta consapevolezza del pericolo che stanno correndo“.

“E’ normale per gli adolescenti avere uno smartphone ma i genitori devo saper dire di no in determinati casi”

PlayStation
In Africa è esponenziale la crescita dei videogiochi dovuta alla anche alla diffusione di Internet (Getty Images)

A parer mio – sottolinea lo psicologo Giuseppe Lavenia – è assolutamente normale per le generazioni di oggi richiedere uno smartphone ma è altrettanto giusto che i genitori sappiano dire di no fino a quando i ragazzi non sono davvero pronti ad avere tra le mani uno strumento armato di tante potenzialità. Nel bene e nel male. Fino ai 13 anni, non hanno bisogno di uno smartphone in quanto non sono nemmeno in grado di riuscire a gestire il rapporto con la tecnologia con consapevolezza“.

“Bisogna che i genitori partecipino alla vita digitale dei figli – ha continuato -, informandosi attivamente su cos’è davvero la tecnologia perché non è un gioco, come molti ancora pensano. Ritrovare, con urgenza, il contatto profondo con i nostri figli e ritornare a essere una guida per loro. Aiutiamoli a sviluppare una consapevolezza digitale che li possa aiutare a comprendere il senso del limite. Chiediamo ai ragazzi se sono a conoscenza dei rischi e dei pericoli, non lasciamoli da soli dietro a uno schermo. Interessiamoci alla loro vita online, aiutiamoli ad attivare il pensiero critico e non stanchiamoci di invitarli a irrobustire l’empatia

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