Alcol, quasi 9 milioni gli italiani a rischio dipendenza: donne in aumento

Sono otto milioni e 700mila i consumatori a rischio, oltre 64.500 le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici

Il consumo dannoso e rischioso di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità. A fare il punto è il Ministero della Salute, nella relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati, relativa all’ anno 2021, trasmessa dal ministro della Salute Roberto Speranza alle Camere l’8 marzo 2022 e presentata nel corso della Conferenza Nazionale Alcol 2022.

Guardando ai dati, sono otto milioni e 700mila i consumatori a rischio, oltre 64.500 le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici, circa 3.700 gli incidenti stradali con almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti in stato di ebbrezza (su un totale di 40.310 incidenti con lesioni rilevati da Polizia e Carabinieri). “Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità”, fa notare il Ministero.

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Secondo la OMS, il consumo dannoso di alcol causa circa 3 milioni di morti ogni anno a livello globale, nonché disabilità e cattive condizioni di salute di milioni di persone. Complessivamente, l’uso dannoso di alcol è responsabile del 5,1% del carico globale di malattie e la regione europea dell’OMS ha la più alta percentuale di bevitori e il più alto consumo di alcol nel mondo.

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Nel nostro Paese si conferma la tendenza degli ultimi anni di un aumento del consumo di alcol occasionale e del consumo fuori pasto. In particolare negli ultimi dieci anni si osserva un progressivo incremento della quota di donne consumatrici, dal 38,8% al 45,3% per il consumo occasionale e quasi duplicano per il consumo fuori dai pasti, passando dal 14,2% al 22,4%. La prevalenza dei consumatori a rischio mostra che nel 2020, il 22,9% degli uomini e il 9,4% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8.600.000 individui non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica relativamente alle modalità di consumo di bevande alcoliche.

Le fasce di popolazione più a rischio per entrambi i generi sono quella dei 16-17enni e quella degli ultra65 anni. Circa 800.000 minorenni e 2.500.000 ultra sessantacinquenni, infatti, sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei minorenni. La differenza di genere aumenta all’aumentare dell’età. Allarmante il fenomeno del binge drinkin (assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo) che rappresenta tra i giovani l’abitudine più diffusa e consolidata, raggiungendo i valori massimi tra i 18-24enni.

Aumenta il consumo di aperitivi, amari e superalcolici

Si conferma la tendenza già registrata negli ultimi 10 anni, che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono o solo vino o solo birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumenta la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, specialmente tra le donne di 45 anni e più. Un altro dato che emerge dal report è che si beve più al Nord e al Centro Italia. Inoltre, il consumo di alcol aumenta al crescere del titolo di studio. Ciò avviene soprattutto per le donne: tra quelle con licenza elementare consuma alcol almeno una volta all’anno il 41,6%, quota che sale al 74,3% fra le laureate. Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all’aumentare del titolo di studio, anche a parità di età. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, per entrambi i sessi ma soprattutto per gli uomini.

Nel 2020, conclude il report, sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro rilevati (in totale 487) 64.527 persone. Il 22,9% è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante da soggetti già in carico dagli anni precedenti o rientrati nel corso dell’anno, dopo aver sospeso un trattamento precedente. Il 74,3% degli utenti ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni, mentre i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 7,1% dei soggetti trattati; non trascurabile è la quota degli individui di 60 anni e oltre pari al 18,7%.

 

 

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